Ventitre proprietari delle piantagioni di palma da olio, per un budget totale di 34 milioni di dollari fino al 2003 e altri 15 milioni di dollari di una raffineria di olio di palma, rischiano la condanna per aver cacciato con la violenza 5.000 piccoli agricoltori e invaso di 100.000 ettari di terra giuridicamente di proprietà collettiva delle comunità afro-colombiane nelle giungle del Chocó, una provincia nel nord-ovest del paese. Nel caso sono coinvolti l’esercito, gli uffici del catasto, organi dello Stato e perfino il ministero dell’Agricoltura.
La procura accusa il leader dei gruppi paramilitari di estrema destra come Freddy Rendón (detto “El Alemán”), una donna chiamata Suor Teresa Gómez, e un proprietario di piantagioni di palme da Antioquia, una provincia confinante Chocó, Rodrigo Zapata di collusioni con la criminalità.
Tredici anni fa, come riporta IPS News, circa 5.000 neri e meticci (discendenti dei contadini indigeni e degli europei) hanno dovuto abandonare le proprie case e le proprie terre a causa di una campagna di terrore condotta da 80 gruppi paramilitari che si sono recati in ogni podere, annunciando: “Ci serve la vostra terra. Vendi e lasciare, se non
L’operazione era stata coordinata da capi paramilitari Carlos e Vicente Castaño, due fratelli che possiedono la Urapalma – una delle nove società coinvolte in un progetto agro-industriale per la conversione delle terre fertili estese tra i fiumi Murindó e Atrato e in piantagioni destinate alla produzione di biodiesel da olio di palma.
L’offensiva paramilitare per impossessarsi delle terre non si è fermata a minacce. numerosi raccolti sono stati distrutti, case sono date alle fiamme, e i leader di comunità che hanno protestato e hanno cercato di organizzare la resistenza sono stati uccisi. Molte di queste azioni sono state sostenute dall’esercito.
Secondo le indagini, i posti di blocco dei paramilitari erano di norma vicino a quelli delle forze di sicurezza dello stato. Presso questi posti di blocco, ogni piccolo agricoltore rischiaca essere trattenuto con la scusa delsospetto di collaborare con la guerriglia di essere membro del Partito Comunista. Accusare un piccolo proprietario terriero di collaborare con la guerriglia è stato sufficiente a fare di lui un obiettivo militare.
Il generale Rito Alejo del Río, che sta ora scontando una pena detentiva per omicidio, ha ordinato il bombardamento della zona del fiume Cacarica nel nord del Chocó, nel 1997 “per combattere la sovversione”, un vero e proprio di atto di guerra, anch’esso colto a sccciare la comunità nera per fare posto alla palma da olio.
Tra il 2001 e il 2005, l’accusa ha documentato 15 spostamenti di massa, di cui 13 sono stati attribuiti alla paramilitari, uno ai guerriglieri e uno all’esercito.
L’accusa e funzionari dell’Istituto colombiano per lo sviluppo rurale (INCODER) hanno rilevato che i contratti di cessione e i titoli di proprietò delle terre sono pieni di irregolarità, tra cui documenti pubblici falsificati.
Tra quisti, un contratto di vendita del 2000 per una proprietà di 5.890 ettari, firmato da un uomo annegato nel fiume Jiguamiandó nel 1995.
Anche il Ministero dell’Agricoltura ha incoraggiato i progetti agro-industriali mediante con la concessione di prestiti generosi per l’acquisto di terreni e infrastrutture per piantagioni estese.
Alle aziende di proprietà di Vicente Castaño sono stati concessi 2,8 milioni di dollari da agenzie come il Fondo finanziario per il settore agricolo (FINAGRO) e la Banca Agraria, e tre delle nove società accusate hanno ottenuto prestiti per oltre 6,8 milioni di dollari.
La causa delle comunità afro-colombiane e di Jiguamiandó Curvaradó è stata sostentuta commissione interconfessionale di Giustizia e Pace e dalla diocesi di Quibdó, la capitale del Chocó.
A dicembre, il Tribunale amministrativo ha intimato ai boss della palma da olio di liberare territori usurpati, ma la sentenza del tribunale di restituzione delle terre è stata distorta dal Ministero dell’Interno, che ha affidato i terreni a un consiglio di amministrazione locale accettato da appnea 4 consigli di comunità su 24. Secondo molti dietro il consiglio di gestione ci sarebbero ancora i proprietari delle piantagioni di palma da olio. La Corte costituzionale ha però accettato il ricorso delle comunità nere e abolito il consiglio istituito dal Ministero, ordinando l’istituzione di un nuovo consiglio che salvaguardi i diritti delle comunità nere.
Fonte: http://www.salvaleforeste.it