Resta forte il divario tra il Nord e il Sud del Paese per quanto riguarda il rischio di maltrattamento all’infanzia: è ancora allarme nel Mezzogiorno, dove la Campania rimane fissa in ultima posizione, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia. Male anche quest’anno Abruzzo e Lazio. Migliora invece il Molise, mentre si riconferma al primo posto come regione più virtuosa l’Emilia Romagna, seguita dal Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana. Allo stesso tempo, rilevanti differenze territoriali si registrano anche per quanto riguarda la povertà: sono 1 milione e 208 mila i minori che vivono in una situazione di povertà assoluta in Italia, al sesto posto tra i Paesi con le peggiori performance in Europa, con il 32,8% di bambini/e a rischio di povertà o esclusione sociale. Anche in questo caso la situazione peggiore si riscontra al Sud, con il 44% della popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale. Sono infatti Napoli, Palermo e Catania le città che presentano una maggiore vulnerabilità a livello sociale e materiale.
È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia realizzato da Cesvi e presentato presso la Camera dei Deputati (Palazzo Theodoli Bianchelli) con apertura dei lavori affidata a Daniele Barbone – Amministratore Delegato Cesvi e Filomena Albano – Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza; a chiudere i saluti istituzionali Michela Di Biase, Consigliere segretario della Regione Lazio, delegata del Presidente Nicola Zingaretti.
Sono intervenuti: Giovanna Badalassi, ricercatrice Cesvi; Tiziana Zannini – Coordinatrice Servizio I Promozione e monitoraggio politiche per la famiglia, Dipartimento per le politiche della famiglia; Federica Borelli – Rappresentante Commissione Politiche Sociali, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Carlo Borgomeo – Presidente Con i Bambini impresa sociale; Roberta Gaeta – Rappresentante ANCI e Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli; Gianmario Gazzi – Presidente Ordine degli Assistenti Sociali, Consiglio Nazionale. Il dibattito è stato moderato da Francesca Romana Elisei, conduttrice TG2.
L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia è il risultato dell’aggregazione di 64 indicatori relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio, che individuano aree critiche e best practice nelle diverse regioni italiane. L’Indice restituisce una lettura dei territori rispetto ai loro punti di forza e di debolezza nel proteggere i bambini e offre una chiave di lettura delle principali determinanti sociali, demografiche, economiche e sanitarie. Il risultato di sintesi è una classifica decrescente tra le regioni italiane a partire da quelle che presentano sia minori rischi di maltrattamento per l’infanzia sia un sistema di politiche e di servizi territoriali adeguato a prevenire e contrastare il problema.
MALTRATTAMENTO INFANTILE: L’OMBRA DELLA POVERTÀ
La povertà, intesa nella sua accezione più strettamente economica, non determina in modo diretto forme di maltrattamento infantile, ma costituisce un fattore di rischio a elevata criticità, tanto da essere considerata come uno dei fattori predittivi per il maltrattamento minorile e ancor più per la trascuratezza. È questo il fulcro della seconda edizione dell’Indice che, rispetto al 2018, indaga anche la stretta relazione tra maltrattamento infantile e povertà, quest’ultima presa in esame non solo come povertà materiale, ma anche come povertà emozionale, relazionale ed educativa. Il maltrattamento sui bambini/e è la conseguenza ultima, estrema e spesso drammatica, di una situazione di disagio che coinvolge le figure genitoriali e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini/e crescono.
“È stato dimostrato che il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali; tuttavia la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e la trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per rispondere ai bisogni di base dei minori, o un effetto indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori. Inoltre povertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate: nelle famiglie in cui si fatica ad arrivare a fine mese è difficile, per esempio, riuscire a partecipare ad attività culturali e ricreative”, dichiara Daniele Barbone, amministratore delegato di Cesvi.
Le recenti indagini sui reati contro i minori nel nostro Paese mettono in evidenza che i bambini e le bambine sono maltrattati soprattutto nell’ambiente familiare, che più di tutti dovrebbe garantire loro sicurezza e protezione. Essere esposti a violenza nell’ambiente familiare genera un drammatico circolo vizioso che porta a introiettare la violenza come risposta “adeguata” a situazioni di stress. Di conseguenza, coloro che sono vittime di maltrattamento e trascuratezza durante l’infanzia rischiano di perpetuare il ciclo della violenza, maltrattando a loro volta i figli e i partner.
“Investire in prevenzione e contrasto al maltrattamento sui bambini/e deve costituire una scelta politica strutturale di medio-lungo termine, che tenga presente non solo i costi di questo investimento ma anche i ritorni, in termini di benefici e vantaggi sociali ed economici per tutti”, dichiara Daniele Barbone. “Attraverso questo Indice regionale, vogliamo portare l’attenzione degli attori politici su una serie di misure necessarie, tra cui una Legge Quadro nazionale sul maltrattamento all’infanzia che intervenga in modo sistematico sul fenomeno facilitando la costruzione di politiche intergenerazionali. A ciò si aggiunge l’importanza di disporre di un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia in grado di approfondire le tematiche legate alla genitorialità, ai gruppi familiari più a rischio e alle condizioni di salute dei genitori e dei bambini, per cogliere la multidimensionalità di un problema che riguarda diversi aspetti della vita quotidiana dei bambini”, conclude l’AD di Cesvi.
È ALLARME NEL MEZZOGIORNO, ANCORA INDIETRO PER CURA E PREVENZIONE DEL MALTRATTAMENTO INFANTILE
L’Indice di Cesvi scatta una fotografia dell’Italia, su base regionale, misurando da un lato il rischio di maltrattamento all’infanzia e dall’altro i servizi e le politiche implementate per prevenire e curare questo fenomeno. Come nella prima edizione, il quadro finale è quello di un’Italia a due velocità: è ancora allarme nel Mezzogiorno, dove il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è carente o di bassa qualità.
Anche nel 2019 è la Campania (20esima sia per contesto che per servizi) a chiudere la classifica, preceduta da Sicilia, Calabria, Puglia. Dal confronto con il 2018, emerge il riposizionamento verso il basso dell’Abruzzo (-2) e del Lazio (-1). In queste ultime sette posizioni dell’Indice vi sono le regioni classificate come a “elevata criticità”, che combinano una situazione territoriale difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi. In base alla stessa analisi comparativa, si registra, invece, un progresso del Molise che guadagna due posizioni ed entra a far parte della fascia di regioni con un punteggio al di sopra della media nazionale, in compagnia di Sardegna e Umbria, che rientrano nella categoria delle regioni “reattive” con un fattore ambientale critico ma un’offerta dinamica di servizi dedicati al maltrattamento.
La regione con la maggiore capacità di fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi, è anche quest’anno l’Emilia Romagna. Segue il Trentino Alto Adige, salito di tre posizioni grazie ai progressi registrati sia nell’indice dei fattori di rischio che nel sistema di servizi. Il Veneto è stabile alla 3a posizione, il Friuli Venezia Giulia scende di due posizioni e la Toscana perde una posizione. Emilia Romagna, Veneto, Val d’Aosta, Liguria, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige si collocano tra le regioni “virtuose” con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio. Tra le regioni “stabili” si collocano due regioni del Nord: la Lombardia e il Piemonte.
POVERTÀ E ACCESSO ALLE RISORSE E AI SERVIZI NELL’INDICE REGIONALE
La povertà materiale viene letta dall’Indice di Cesvi nell’ambito della capacità di accedere alle risorse e ai servizi, in quanto ne rappresenta l’aspetto più vulnerabile e critico. La sintesi dei fattori di rischio vede il Trentino Alto Adige come regione più virtuosa, seguito da Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Lombardia. La lettura incrociata tra i fattori di rischio e i servizi della sola capacità di accesso alle risorse conferma il quadro emerso dall’Indice finale, con le medesime otto regioni agli ultimi posti (Liguria, Basilicata, Sardegna, Abruzzo, Calabria, Puglia, Campania, Sicilia) nel raggruppamento delle “regioni a elevata criticità” e le medesime otto nella fascia delle “regioni più virtuose” (Emilia Romagna, Veneto, Val d’Aosta, Liguria, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, Umbria).
Cesvi è un’organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, nata nel 1985. Presente in 20 Paesi, opera in tutto il mondo per supportare le popolazioni più vulnerabili nella promozione dei diritti umani, nel raggiungimento delle loro aspirazioni e per lo sviluppo sostenibile. Per la tutela dell’infanzia nel mondo, Cesvi ha creato le Case del Sorriso in Zimbabwe, Sudafrica, Haiti, Brasile, Perù e India: strutture che forniscono servizi e accoglienza a orfani, minori che vivono in strada o in stato di abbandono, e bambini vittime di sfruttamento e violenza anche in ambito familiare. In Italia è impegnato in progetti per l’accoglienza, la tutela e l’inclusione sociale dei minori stranieri non accompagnati e si impegna attivamente per la prevenzione e il contrasto ai fenomeni di maltrattamento infantile. Premiato tre volte con l’Oscar di Bilancio per la sua trasparenza, Cesvi è parte del network europeo Alliance2015. |