La vicenda dei bambini strappati ai genitori naturali nella provincia emiliana, con il coinvolgimento del sindaco PD dI Bibbiano, l’indagine a carico di operatori sociali, psicologi e sanitari ha squarciato il velo su un sistema che è troppo facile liquidare come la repubblica degli orchi. Gli orchi esistono e sono forti, qualcuno forse è anche a Bibbiano, ma la realtà è più seria. Parafrasando un romanzo di Pietrangelo Buttafuoco che fu un caso letterario nel 2005, potremmo affermare che si sono dischiuse le uova del drago. Una lunga incubazione ha fatto di tesi assurde, estreme, patrimonio di pochi allucinati, l’orizzonte dell’Occidente postmoderno. La morte di Dio, l’oblio della comunità e la tenace lotta contro la famiglia, legate dal filo della prevalenza degli “esperti” e del disprezzo della natura non potevano che rendere possibile al drago di imporsi in una società priva di anticorpi.
Nell’inchiesta relativa ai bimbi allontanati dai parenti attraverso la manipolazione di fatti, perizie, l’uso spregiudicato di un potere rivelatosi spietato e corrotto, il loro collocamento-ricondizionamento in strutture create ad hoc o presso famiglie ideologicamente affini al drago, meglio se omosessuali o omogenitoriali, ci sono tutti gli ingredienti velenosi che infettano la nostra società: il disagio reale di migliaia di bambini in assenza della famiglia e del suo spappolamento, il potere smisurato delle burocrazie alleate con professionisti a fattura, l’ingegneria sociale tesa a riformattare l’umanità sin dall’infanzia secondo criteri antropologici spaventosi, il disprezzo per la legge naturale, lo sfondo torbido della sessualità invertita, la cultura del costruttivismo sociale al servizio del degrado etico e sociale. Si respira l’aria del coinvolgimento di vari poteri, da quello politico amministrativo al livello educativo sino a spezzoni del potere giudiziario in un angolo d’Italia in cui l’intera società è controllata con mano ferrea da oltre settant’anni dal Partito Comunista e adesso dai suoi eredi.
Si ingannerebbe tuttavia chi rassicurasse se stesso circoscrivendo il tumore alla val d’Enza. Nel Lazio è richiesta l’istituzione di una commissione regionale che indaghi sul tema, è recente la sentenza definitiva sui fatti terribili del Forteto, la comunità toscana dove bambini e ragazzi furono abusati per anni. I dati non sono concordi, ma tutti riconoscono che sono migliaia i minori sottratti alle famiglie dal potere pubblico con criteri arbitrari, motivazioni assurde. In molti casi, osiamo sperare, si tratta di un estremo atto di tutela dei minori, l’assunzione di responsabilità rispetto al vuoto, al degrado, alla miseria materiale o morale. In altre situazioni, si intravvedono i contorni di una precisa operazione – politica in senso lato, storica, antropologica – orientata a ricondizionare dal basso, dai primi anni di vita, una società già malata per suo conto, abbattendo quel che resta dell’istituzione familiare.
Nella nostra giovinezza era comune l’affermazione che fosse in ogni caso meglio una cattiva madre che nessun genitore o l’orfanotrofio. Saggezza superata da un terremoto antropologico imprevedibile, o forse no, giacché l’infanzia non è mai stata un momento magico nella vita degli uomini, e che sulle nuove generazioni si è sempre allungata la mano violenta, talvolta crudele, del potere. Ce lo ha ricordato nel suo libro estremo, terminato poco prima di morire, Ida Magli, la grande antropologa e storica femminista, Figli dell’uomo, in cui squarcia il velo sul mito ingannevole dell’infanzia. La tesi della Magli è che il bambino non è mai stato un soggetto autonomo e che la società degli adulti ha molto spesso abusato in modo atroce dei piccoli di uomo. Nonostante in ogni tempo la mortalità infantile sia stata altissima, Ida Magli nota ad esempio che la pediatria, come branca specifica della medicina, è una delle più recenti. Il libro della Magli è un pugno nello stomaco, una provocazione culturale acutissima, giacché smaschera la realtà. “Nulla appare più coerente oggi del fatto che la fine della civiltà occidentale si sia realizzata contemporaneamente al rivelarsi degli aspetti più orridi della storia del bambino”.
Giù le mani dal figlio dell’uomo, dunque, a Bibbiano come nelle officine di Vulcano della nuova antropologia negativa e ovunque, ricordando le durissime parole di Gesù nel Vangelo di Matteo (18,6) “ Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettata nell’abisso del male “. Un brano che dovrebbe risuonare nella coscienza di ognuno, a cominciare dagli uomini di chiesa coinvolti in abusi su minori, senza dimenticare i tanti soggetti che attraverso l’infanzia utilizzano il potere loro affidato per scopi ideologici, arricchimento personale, realizzazione di obiettivi di carriera, rifare, ricostruire secondo i propri convincimenti culturali o orientamenti sessuali le personalità in formazione su cui agiscono.
Il caso di Bibbiano è sconcertante per le estese complicità, il ruolo di uno psicologo dall’aspetto di guru visionario che tale non è, in quanto laureato in lettere, la presenza di operatrici sociali di vario livello in maggioranza lesbiche, lo spaccato di una rete, come dire, gender and gay-friendly, che riusciva, pare, a orientare le scelte dell’autorità giudiziaria in termini di affido e adozione di minori a coppie omosessuali, forzando, enfatizzando o inventando le problematiche dei minori e delle famiglie d’origine. Una macchina bene oliata che invera le peggiori distopie, nella convinzione che i bambini, cittadini di domani, siamo proprietà di chi detiene il potere. Nulla di nuovo: iniziò Platone due millenni e mezzo or sono, continuarono pressoché tutti gli spacciatori di ideologie utopiche e totalitarie, con l’eccezione di Francis Bacon, nella cui isola perfetta, Nuova Atlantide, la festa più importante era dedicata alla famiglia.
E’ in corso, dicevamo, una gigantesca operazione di riconfigurazione dell’umanità a partire dall’infanzia, di cui Bibbiano è solo un frammento. Colpevoli siamo noi tutti per aver lasciato fare, non aver levato la voce, opposto la nostra indignazione, espresso la nostra (inesistente) rivolta morale. Ascoltiamo ancora Ida Magli enunciare le stazioni della spaventosa Via Crucis dell’infanzia nella nostra libera, progredita società: rapimento per espiantarne gli organi o per farne insospettabili corrieri della droga, le migliaia di aborti ad ogni stadio di vita nell’utero materno; costrizione pedagogica e reale a tutte le perversioni sessuali (compresa la teoria del gender) l’insegnamento delle ideologie dell’odio, sia per distruggere se stessi (un quattordicenne ha “chiesto” l’eutanasia) , sia per distruggere gli altri eliminando se stessi (bambini e bambine forniti di cintura, che uccidono il nemico facendosi saltare in aria). Potremmo aggiungere all’elenco i bambini soldato, la piaga mondiale del lavoro infantile e altro ancora. Tutto questo, soggiungeva Ida, è sotto i nostri occhi, ma sembra che nessuno se ne accorga, tanto meno ne soffra. La stessa Chiesa cattolica sbaglia (volutamente?) bersaglio poiché non accusa mai le organizzazioni internazionali, come l’Onu e l’UE, che sono il veicolo delle ideologie di chi lucra, specula e realizza operazioni di ingegneria sociale sulla pelle dei minori.
Che mondo stiamo lasciando in eredità ai bambini cui stiamo facendo il lavaggio del cervello, quale labirinto è diventata la nostra tronfia civilizzazione? Nel Nord Europa aboliscono i pronomi personali maschili e femminili in omaggio a spropositi come la teorie dell’identità sessuale frutto di costrutto sociale. In ogni civiltà normale sarebbero considerate sciocchezze da seppellire con una risata e, per i casi più ostinati, da trattare con l’aiuto psicologico. Da noi diventano serissime idee, progressi incontestabili sulla via della libertà. I bambini sono trasformati in oggetto di esperimenti di tanti dottori Stranamore creduti e circondati da un’aura di fama e sapienza. I fanciulli sono strappati ai genitori o a chi in qualche modo li segue per essere indottrinati senza ritegno, con l’approvazione delle autorità. Diventano proprietà da manipolare, plastica alla quale dare la forma voluta. Essenziale è agire sull’identità personale e su quella sessuale. Un’umanità confusa, liquida, disintegrata, estranea a se stessa, è il gregge perfetto da condurre dove si vuole: l’alienazione postmoderna. L’universo liquido non può che sorgere dalla messa in discussione dell’identità sessuale espressa dalla biologia, acquisita come fatto da ciascun individuo e trasmessa all’ambiente circostante, poiché l’istinto sessuale è la movente più potente dell’uomo, il luogo dove avviene l’incontro delicatissimo tra lo spirito, la ragione e il corpo.
La piccola pericolosa repubblica degli orchi di Bibbiano ha avuto bisogno, per dischiudere le uova del drago e diffonderne la creatura, di ampie complicità nella zona grigia dell’interesse economico. Come per lo sfruttamento dell’accoglienza degli immigrati, le nostre tasse, il denaro sottratto alla gente per finanziare la struttura pubblica viene speso per alimentare reti clientelari di profittatori, un’autentica holding di associazioni, imprese, finte cooperative, un reticolo di finto volontariato ammantato di bontà e umanitarismo il cui esito, nella fattispecie, è allontanare giovani vite dall’ambiente di provenienza, alle volte malsano, altre volte no. E’ il segno dell’esistenza di una vasta organizzazione che riconfigura la società, condiziona la psiche – perciò abbondano gli specialisti del settore – e scava come termiti sotto quel che resta di una società ordinata retta da principi antichi di secoli e millenni. L’uomo nuovo, il drago senza genitori, unisex, nomade, pronto all’ibridazione tecnologica, ha bisogno di essere allevato con cura, senza lasciare nulla al caso, tanto meglio se i più astuti riescono ad arricchirsi a spese di tutti.
Lavora una vasta rete che ha agito sotto i nostri occhi nel disgustoso silenzio di tutti noi, chi occupato a guadagnarci, altri semplicemente intenti ai fatti propri, moltissimi timorosi di esporsi e dire finalmente, come l’ignaro bimbo di Andersen, che il re è nudo. Nudo e sporco, aggiungiamo. I suoi agenti sono un’avanguardia pseudo culturale che in nessun’altro tempo o civiltà avrebbe ottenuto ascolto, potere, onori, gli esperti di nulla che tutto giudicano secondo parametri prefissati, catalogano le persone in base a linee guida astratte, riempiono moduli, stilano classifiche, pronunciano verdetti indiscutibili nel nome del progresso. E’ un mondo algido, senz’anima, a binario unico, freddo come i serpenti e altrettanto velenoso. Il figlio dell’uomo non è che plastilina, materiale grezzo su cui fare esperimenti per edificare la futura, internazionale, illuminata, emancipata società. I mezzi diventano fini, e viceversa, nell’era invertita del drago le cui uova sono state lasciate dischiudere nell’indifferenza generale.
Molte cose mancano all’epoca nostra per definirsi civiltà. La più importante è l’amore. Non amiamo più noi stessi; è questa la chiave per comprendere l’indifferenza verso gli altri e l’istinto autodistruttivo che ci pervade, al quale diamo i nomi più scintillanti: libertà, emancipazione, inclusione, autonomia, scelta, individualismo. A Bibbiano e soprattutto altrove lavorano per distruggere, le complicità sono enormi, dimostrate dall’impegno con cui l’opinione pubblica viene distratta da chi controlla i mezzi di comunicazione e detiene il potere sui significati. Ma una società senza amore è destinata a spegnersi come la fiamma non più alimentata. I figli che stiamo condizionando attraverso l’opera di tanti sinistri diseducatori non potranno che portare a termine l’opera di chi li sta ingannando.
Potremmo disquisire a lungo su ragioni, tappe e momenti della corsa verso il basso, ma crediamo che la mancanza di amore che rende accettabile e persino applaudito quel che avviene attorno a noi e – peggio ancora- dentro di noi- sia conseguenza della perdita della trascendenza, la riduzione animale dell’uomo determinata dall’espulsione di Dio. Osservò qualcuno che nessuna civiltà nasce atea, ma tutte, invariabilmente, muoiono atee.
Nella Legenda Aurea si narra di una città terrorizzata da un drago. A nulla valsero sacrifici e offerte; solo l’intervento di san Giorgio, che combatté e uccise il drago, simbolo antico del pericolo e del fuoco che distrugge, ristabilì l’ordine e restituì la pace alla comunità spezzata. Favole, secondo l’orgoglioso l’uomo moderno dio si se stesso. Dal drago, nel deserto che avanza, forse ci può salvare solo un Dio, come intuì Heidegger. Di sicuro, la vicenda di Bibbiano sarà solo una tappa del cammino a ritroso dell’uomo occidentale, se una rivolta morale, una ripulsa di massa che si fa riflesso di vita, non sconfiggeranno, brandendo la spada contro il drago, la lucida dittatura antiumana che avanza, di cui gli orchi di provincia sono solo i soldati semplici.