(DI PANAGIOTIS GRIGORIOU greekcrisis.fr)
Tra il generale disinteresse dei media, nel Mediterraneo stanno cambiando gli equilibri. La Turchia conclude un accordo con la Libia, nel quale stabilisce unilateralmente una sua zona di influenza che attraversa il Mediterraneo, comprendendo spazi attualmente in controllo (e sfruttamento) da parte della Grecia, incluse interessanti e promettenti zone di trivellazione al largo di Cipro. Le trivellazioni sarebbero illegali e le navi turche dovrebbero essere respinte a cannonate dalla Marina Greca: sarà così?
Intanto i restanti esponenti della classe media che ancora possono permettersi una vacanza non bastano che a riempire metà degli alberghi delle località dell’interno, anche quelle di montagna. La realtà parla di pesi spopolati e pensioni che non bastano a pagare nemmeno il riscaldamento. E di greci che non votano più.
Nelle isole, dove i migranti ormai in molti casi sono più numerosi della popolazione locale, continuano gli episodi di ribellione e violenza, con blocchi stradali e manifestazioni che costringono i locali a chiudere asili, strade ed esercizi pubblici nelle vicinanze. Il tutto sembra inquadrarsi alla perfezione nella strategia turca di pressione verso le Grecia, al fine di ottenere i propri spazi geopolitici ed economici sul Mediterraneo orientale. E tutto questo avviene tra l’apparente rassegnazione al peggio dei più, che – come diceva Gunther Anders – sembrano più preoccupati di perdere la propria radio che non la libertà.
Sembra un assedio.