Cosa ti ha spinto verso la musica?
La curiosità, il divertimento: la curiosità di sapere cosa si prova e come lo si prova, la curiosità di mettersi alla prova, la curiosità di “fare” quello che ho sempre e solo “ascoltato”.
Il divertimento è la diretta conseguenza di ogni forma di curiosità artistica, almeno all’inizio.
Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico…
Non credo diaver mai seguito alcun percorso: ho fatto dei salti, avanti, indietro e in molte altre direzioni. Non credo di aver seguito una strada o un progetto: faccio quello che mi diverte. E’ molto raro, per quanto mi riguarda, ritagliarsi un ambito privo di restrizioni e di obblighi. La poesia prima, la musica poi, sono state e sono i miei “ritagli” privi di restrizioni.
Ho iniziato a suonare per strada, poi nei locali e nei circoli, poi in studio (e sempre anche in cucina).
Ho iniziato perchè dopo una vita passata in uno stato di “fede” (quasi mistica) nei confronti di Dylan e del suo più grande discepolo italiano, De Gregori, non potevo non cominciare anch’io. Questo significa che ho cominciato relativamente tardi: questo è un male o un bene, onestamente non lo so, non credo sia così importante saperlo.
Cos’è la musica per te?
Come detto prima, la musica è una delle pochissime cose che faccio senza vincoli o costrizioni: non sono obbligato a fare, non sono obbligato a dare conto di quello che faccio, non sono obbligato a rispettare scadenze.
Questo fa di me un pessimo esempio, per fortuna.
Parliamo della tua ultima fatica, come nasce?
Nasce da Furore (The Grapes of Wrath), opera di Steinbeck: seppellirono la nonna nel “campo del vasaio”, la moderna fossa comune degli “ultimi”, dei “diversi”, di quelli “non voluti”. Si tratta di una citazione biblica: “il campo del vasaio” fa il terreno acquistato dai sacerdoti con i denari che Giuda consegnò loro a seguito del suo pentimento. Era la terra in cui venivano sepolti gli”stranieri”.
Il disco parla della “fossa comune delle memoria”, il pericoloso dimenticatoio in cui rischiano di affondare fatti e persone: Giulio Regeni, gli operai della Thyssenkrupp, i lavoratori sui furgoni dei “caporali.
La collaborazione con Matteo Dainese (il cane) è stata fondamentale: tecnicamente e umanamente.
Perchè i nostri lettori dovrebbere ascoltare la tua musica?
Perchè è doveroso essere curiosi, perchè è divertente perdersi nelle immagini e provare a ricostruirle in un ordine del tutto personale.
Ho finito i “perchè sì”, “perchè no” non ne ho, quindi, stando ai numeri: ascoltatelo.
Baci grassi
Teo Ho
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