Cosa ti ha spinto verso la musica e alla creazione di Homaj?
Alla musica mi ha spinto, fin da bambino, un istinto incontrollabile, una forza di attrazione magnetica di inesauribile energia. Da piccolo cominciai a studiare pianoforte e successivamente a cantare. Ma fu verso i 19 anni che cominciai a comporre brani di musica pop che mi hanno portato, attraverso un percorso lungo e variegato, alla scoperta di un linguaggio musicale che tiene dentro tutta la mia esperienza evolutiva. Homaj è il mio terzo album, e ci sono arrivato dopo un percorso artistico durato circa 15 anni. Già dopo l’uscita di “Intanto cammino”, il mio secondo disco, avevo maturato l’idea di un album di collaborazioni internazionali, nel quale includere molti artisti che avevo incontrato nei miei viaggi all’estero e nelle mie esperienze musicali in generale.
Raccontaci un po’ del tuo percorso artistico e di come sei arrivato ad un album pieno di collaborzioni…
Le mie prime collaborazioni con altri autori, compositori, produttori ed interpreti sono nate all’interno della “Hope music school” di Roma, nella quale ho appreso le tecniche di scrittura, composizione ed arrangiamento, e soprattutto a saper tirare fuori le note e i sentimenti che si trovavano già insiti dentro di me. Successivamente, l’incontro con il produttore/musicista Giovanni Buzzurro mi ha dato la possibilità di produrre il mio primo album e di cominciare i miei viaggi in giro per il mondo, grazie ai quali ho cantato in importanti festival e ho condiviso importanti palcoscenici con artisti del calibro di Aute, Rosana, Edgar Oceransky, Haydeè Milanes, Mario Venuti, Antonella Ruggiero, Enver Izmailov, Mihaela Fileva, Marco Masini, Olia Tira, Lidia Isac, Gatto Panceri, Lisa, Tricarico e moltissimi altri!
Con alcuni artisti ho avuto modo di collaborare in diverse occasioni ed è nata nella mia mente l’idea di rendere tangibili questi incontri, e suggellare definitivamente tutto, attraverso un disco che facesse idealmente il giro del mondo. HOMAJ racchiude collaborazioni con artisti di 13 paesi del mondo che hanno rappresentato tutti e 5 i continenti; 17 canzoni che raccontano la mia storia musicale e che spaziano per vari mondi artistici trovando un punto di incontro con i miei numerosi e graditissimi ospiti!
Cos’è la musica per te e cos’è una canzone per Daniele Guastella?
La musica è il veicolo attraverso il quale si trasmettono emozioni sottoforma di melodie e armonie. E’ l’espressione artistica più limpida e immediata che la natura umana abbia mai creato. Un mezzo di comunicazione potentissimo e, seppur mutabile, qualcosa che ha attraversato i secoli e che oggi si sposta molto velocemente, tramite i nuovi mezzi di comunicazione, fino agli angoli più remoti della terra, creando connessioni, evolvendosi e cambiando forma pur rimanendo fedele alla sua natura di arte dei suoni.
La canzone è una forma musicale che deve racchiudere in se alcuni aspetti fondamentali: essere immediata; sintetizzare una storia o un messaggio o un sentimento in tre minuti o poco più; avere un linguaggio musicale e letterale che sia riconoscibile e che rispecchi il proprio tempo (anche se le grandi canzoni sono comunque senza tempo!); essere un qualcosa nel quale chiunque possa riconoscersi ed esprimere cose che possano essere condivise da chi le ascolta. Una canzone spesso è il frutto di ore, giorni, mesi di lavoro, oppure un’ispirazione estemporanea che si manifesta e si concretizza di getto. Non facciamo delle belle canzoni, dei semplici “oggetti” di consumo ma diamo loro vita conservandole care e ascoltandole come ricordi anche negli anni avvenire.
Parliamo della tua ultima fatica, Homaj, come nasce?
Come scrivevo prima, Homaj è nato dall’idea di creare un disco di collaborazioni con artisti coi quali avevo condiviso importanti esperienze musicali. Via via si sono aggiunti anche altri artisti che ho agganciato tramite amicizie in comune o semplicemente contattandoli di persona. Mi sono affidato alla produzione artistica di Denis Marino, un caro amico conosciuto alla Hope Music School, che intanto aveva maturato importantissime esperienze di produzione al fianco di Carmen Consoli, Luca Madonia, Gabriella Grasso, e tanti altri, e con lui abbiamo lavorato sulle pre-produzioni e successivamente sugli arrangiamenti. Ho fortemente voluto, come sono solito fare, la presenza di molti bravissimi musicisti oltre che di importanti e bravissimi cantanti, per puntare ancora una volta sulla qualità artistica del prodotto. Il suono è stato mixato da Michele Musarra e masterizzato da Andrea De Bernardi. Homaj è il risultato di due anni di preparazione più altri due di registrazioni e produzione, un lavoro lunghissimo e fatto di pazienza e dedizione totale.
Perché i nostri lettori dovrebbero ascoltare la tua musica e quali sono le tre canzoni di “Homaj” che potrebbero essere un tuo biglietto da visita?
Spero che i vostri lettori possano e vogliano ascoltare HOMAJ, un prodotto che non guarda alle mode e non è costruito a tavolino. Un disco sincero, costruito in studio con dedizione artigianale. Con musicisti veri e artisti importanti. Un disco che vuole abbattere le barriere attraverso i popoli e le nazioni e che punta all’interculturalità come ricchezza e come valore aggiunto, spaziando attraverso il Pop, il Rock, la Canzone d’autore e la World Music. Se volete ascoltare bellissime voci e fare un salto nel mio mondo sonoro, non perdetevi questa occasione. Non sarà un disco alla moda, o attuale nel senso canonico del termine, ma c’è dentro tanta roba. 17 canzoni, nessuna delle quali è riempitiva, ma hanno tutte una grande importanza per l’equilibrio di un album ricco ed importante.