In Polonia la Corte Costituzionale ha deciso il divieto di ricorrere all’aborto anche nel caso in cui ci siano gravi malformazioni del feto. Con questa sentenza – che limita ulteriormente una delle leggi più restrittive in Europa riguardo l’interruzione volontaria di gravidanza – i giudici hanno stabilito che la legge che consentiva l’aborto in questi casi è incostituzionale. Di fatto, il paese va verso il divieto totale di interruzione di gravidanza, fino a questo momento consentita solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, stupro e gravissima malformazione del feto. Quest’ultimo costituisce la causa più frequente (il 98%) tra gli aborti legali in Polonia. Moltissime donne, però, vanno all’estero per interrompere la loro gravidanza, o lo fanno clandestinamente. La decisione – approvata con 11 voti favorevoli e 2 contrari – è arrivata in seguito all’appello presentato l’anno scorso da alcuni parlamentari del partito di estrema destra al governo, PiS, secondo cui l’aborto in caso di malformazioni fetali avrebbe violato la costituzione polacca, che proclama la protezione della vita di tutti gli individui. Quando il verdetto è stato annunciato, attorno al palazzo si erano radunati attivisti contro l’aborto e gruppi per la libertà di scelta. Questi ultimi avevano già manifestato durante questa settimana, in previsione della decisione della corte. A livello internazionale, gruppi per i diritti umani – tra cui Amnesty International e Human Rights Watch – hanno scritto in un comunicato congiunto che la decisione della Corte Costituzionale polacca “ha luogo in un contesto di attacchi governativi ripetuti verso i diritti delle donne, sforzi per svuotare i diritti riproduttivi, nonché modifiche legislative che hanno minato l’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto in Polonia”.
POLONIA – Verso il divieto totale di aborto
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