Come si è arrivati alla crisi dell’Ucraina? Quali sono le radici del conflitto che rischia di diventare di portata internazionale? Che interessi ci sono in gioco?
A queste domande cerca di rispondere il volume di Simone Attilio Bellezza, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, nel volume in uscita per Morcelliana Scholé (Il destino dell’Ucraina. Il futuro dell’Europa, pp. 208, € 16) che ripercorre la storia dell’Ucraina a partire dalle radici del conflitto: la nascita del movimento nazionale ucraino, la politica nazionale sovietica e il Holodomor, il lento processo di democratizzazione, la Rivoluzione arancione del 2004 e quella contro il regime di Janukovyč fino ai tempi più recenti con l’invasione della Crimea, il consolidamento della democrazia di Petro Porošenko, l’attuale presidente Volodymyr Zelens’kyj e infine il rischio di invasione da parte della Russia di Putin e l’internazionalizzazione della crisi ucraina.
«Questo libro è dedicato in primo luogo a spiegare come l’Ucraina post-sovietica abbia compiuto un percorso di democratizzazione ed europeizzazione e come l’allontanamento dal polo attrattivo russo abbia causato delle crisi che erano al tempo stesso interne e internazionali: man mano che l’Ucraina è entrata nella sfera di influenza occidentale, la Russia ha cercato di riconquistare il terreno perso con mezzi sempre più violenti” dichiara l’autore nella sua Introduzione.
«Il distacco definitivo è avvenuto con la rivoluzione dell’Euromajdan o, come la chiamano gli ucraini, con la Rivoluzione della Dignità […]. Il risultato di questa frattura è stato un conflitto a bassa intensità nelle regioni orientali dell’Ucraina, dove uno scontro fra le realtà locali e la capitale è stato sfruttato da Putin per infiltrare le proprie forze e dare inizio a una guerra ibrida che avrebbe dovuto destabilizzare il nuovo corso politico sorto a Kyïv. Il passare degli anni e l’avvicendarsi dei presidenti hanno però dimostrato che quella ucraina non era una semplice sbandata ma una vera e propria scelta di campo, e la guerra invece che indebolire ha rinsaldato il senso di comunità degli ucraini. È a questo punto che la crisi ucraina ha imboccato l’attuale svolta, legata ormai alle alleanze internazionali e al significato simbolico delle posizioni politiche, che si nutrono di nuove interpretazioni del passato».
Conclude Bellezza: «La speranza è che queste pagine, che guardano non solo agli equilibri della geopolitica, ma cercano di presentare dall’interno l’evoluzione storica dell’Ucraina post-sovietica, possano aiutare a comprendere le ragioni dei venti di guerra che oggi spirano di nuovo sull’Europa».
In gioco è il futuro non solo dell’Ucraina, ma degli equilibri geopolitici dei prossimi anni.