Anche se casi isolati di abusi sessuali compiuti da sacerdoti cattolici erano già stati denunciati prima dell’inchiesta del team Spotlight, le rivelazioni meticolosamente documentate dai cronisti del Globe hanno rivelato la portata dei crimini perpetrati dai religiosi – e il coinvolgimento della Chiesa che aveva tentato di insabbiarli – con una precisione senza precedenti.
Le produttrici Nicole Rocklin e Blye Pagon Faust hanno guidato gli sforzi per trasformare in un film la drammatica storia dell’inchiesta del Boston Globe sulla pedofilia. “Era la storia più incredibile che avessimo mai sentito”, dice la Faust. “I giornalisti del Globe hanno sfidato un’istituzione che aveva potere, soldi e risorse, e hanno dimostrato alla gente che nessuno è intoccabile”.
Rocklin e Faust hanno proposto ad Anonymous Content di co-produrre il film. “Abbiamo accettato immediatamente”, ricorda il fondatore e amministratore delegato di Anonymous Content, Steve Golin, “perché ci sembrava che fosse una storia che meritava di essere portata sul grande schermo”.
Anche Participant Media ha capito immediatamente che Il caso Spotlight era uno di quei film che potevano ispirare un cambiamento nel mondo reale. “Quando i nostri amici di Anonymous Content ci hanno detto che stavano sviluppando il soggetto, abbiamo colto al volo l’opportunità di contribuire a portarlo sullo schermo”, spiega Jonathan King, vice presidente dell’area cinema di finzione di Participant Media.
Per scrivere la sceneggiatura, Rocklin e Faust si sono rivolte al noto regista, sceneggiatore e attore Tom McCarthy, regista di apprezzati film indipendenti come The Station Agent, Mosse vincenti e L’ospite inatteso, e candidato all’Oscar per la sua sceneggiatura originale del film di animazione Up, campione d’incassi nel 2010. McCarthy ha coinvolto lo sceneggiatore della serie tv “West Wing”, Josh Singer. “Tom ha la straordinaria capacità di fare emergere il lato umano ed emotivo in storie complesse”, osserva King.
McCarthy si è sentito subito attratto da questa vicenda, a diversi livelli. “Prima di tutto, trovavo interessante l’idea di questo estraneo, Marty Baron, che arriva da Miami al Boston Globe, e nel suo primo giorno da direttore propone ai suoi giornalisti di indagare sul coinvolgimento della Chiesa Cattolica nei casi di abusi sessuali. Un’iniziativa piuttosto audace”.
Inoltre, l’impresa dei cronisti del Boston Globe si prestava anche a un appassionato omaggio al giornalismo investigativo. “Mi preoccupa molto il fatto che oggi ci sia così poco giornalismo d’inchiesta, rispetto a una quindicina d’anni fa”, osserva McCarthy. “Questo film mi dava l’opportunità di mostrare l’impatto che può avere sulla gente e sulla società un giornalismo fatto da grandi professionisti. Insomma, cosa può esserci di più importante del destino dei nostri figli?”
McCarthy ha trasferito nel film anche un po’ della sua esperienza personale. “Ho ricevuto un’educazione cattolica e quindi ho grande comprensione, ammirazione e rispetto per la Chiesa come istituzione”, spiega. “Questo film non è un attacco alla Chiesa, ma il tentativo di rispondere alla domanda: ‘Come mai succedono queste cose?’. La Chiesa ha commesso – e in alcuni casi continua commettere – atti criminali, non soltanto consentendo l’abuso di minori, ma coprendolo. Come è stato possibile che questi abusi andassero avanti per decenni senza che nessuno facesse niente per impedirlo?”.
Con lo stesso meticoloso rigore del team Spotlight, Singer e McCarthy hanno dedicato mesi a intervistare giornalisti, vittime e altre parti coinvolte nella vicenda.
“Siamo andati a Boston due o tre volte e abbiamo intervistato a più riprese ognuno dei giornalisti autori dell’inchiesta, dopodiché pensavo che avessimo finito”, ricorda Singer. “Ma per Tom era importante dare un quadro più ampio e realistico possibile dei fatti, e continuava a farsi domande del tipo: ‘E i giornalisti che hanno lavorato sul caso di Porter? E gli avvocati? Non dovremmo parlare con Jon Albano? Possiamo parlare con Eric MacLeish?’. Voleva esaminare questa vicenda da ogni possibile angolazione. Visto che ho sempre adorato il lavoro di ricerca, mi ci sono buttato. Ed è così che siamo incappati in alcuni dettagli di questa storia che, a mio parere, rendono il nostro film ancora più credibile e realistico”.
Singer, che si è laureato alla facoltà di legge di Harvard (a Boston) poco prima della pubblicazione dell’inchiesta del team Spotlight, aveva sempre evitato di leggere gli articoli sullo scandalo dei preti pedofili. “Ricordo che i primi tempi che lavoravo alla serie ‘West Wing’, non volevo leggere i giornali perché l’idea degli abusi del clero mi turbava troppo. Ma questo progetto mi attirava perché era incentrato sui giornalisti che hanno portato alla luce quegli abusi. Seguendo la loro storia, il pubblico riesce a capire meglio tutta la vicenda”.
Il Caso Spotlight, note di produzione
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