Come vi siete conosciuti?
Io e Daniele ci siamo conosciuti perchè entrambi suonavamo con il grande bluesman argentino Gabriel Delta, con il quale ancora oggi collaboriamo regolarmente.
Quando avete iniziato la vostra avventura, le idee erano chiare?
Tutto iniziò in occasione del nostro incontro con Phil Strongman (stretto collaboratore di Malcom McLaren e regista ufficiale dei Sex Pistols), con il quale stavamo producendo un film.
Fu Phil stesso a proporci il nome. Dopo un disco in vinile uscito per Musea (in lingua inglese) e un lungo tour europeo, ci venne l’idea di sperimentare la lingua italiana.
Oggi siamo un power trio, Paolo Baltaro alla chitarra e voce, Daniele al basso e Dario Marchetti alla batteria.
Qual è la filosofia che muove i vostri testi?
Ci rifacciamo alla tradizione del cantautorato italiano. Sono modelli che naturalmente violentiamo e adattiamo al nostro linguaggio, con approccio politicamente abbastanza scorretto, con un linguaggio che a tratti guarda a Lucio Dalla e a Pasquale Panella del periodo Battisti. Le storie che raccontiamo riflettono le contraddizioni tra mondo reale e virtuale, con momenti espliciti di critica sociale e surrealismo
Parliamo del vostro incontro con l’etichetta…
L’etichetta è nostra. Banksville Records ha una legacy ventennale di produzioni che rappresentano vere perle dell’underground sperimentale e non solo.E poi, quando l’etichetta è tua, puoi fare quello che ti pare… pertanto possiamo dire che sia davvero un’ottima etichetta.
Progetti futuri?
Comprare una nuova macchina del caffè per lo studio di registrazione e le scatolette per il nostro fonico, Filippo: è un cane, ma era rimasto disoccupato e abbiamo voluto dargli una possibilità.
Perchè i nostri lettori dovrebbero ascoltare la vostra musica?
Hanno qualcos’altro di meglio da fare?