La tragica morte di centinaia di vitelli trovati abbandonati nei giorni scorsi in un allevamento di Limerick mostra il cortocircuito dell’industria lattiero-casearia che sceglie di far morire di inedia animali considerati di scarso valore per la filiera alimentare, denuncia Animal Equality, impegnata nella protezione di questi animali nel Regno Unito e in altri 7 paesi, tra cui l’Italia.
Secondo quanto riporta l’Irish Times, il Dipartimento dell’Agricoltura irlandese ha avviato un’indagine in un allevamento di Limerick dopo che quasi 400 vitelli sono stati trovati morti. La scoperta dei corpi abbandonati è arrivata a seguito della denuncia di un abitante nei pressi dell’allevamento, insospettito dal forte odore proveniente dallo stabilimento.
I vitelli sarebbero morti a causa di una serie di problemi di salute, tra cui malattie e malnutrizione. L’associazione per i diritti degli animali Irish Society for Prevention of Cruelty to Animals ha dichiarato di essere stata informata di una situazione analoga che avrebbe coinvolto un gran numero di vitelli morti il 29 agosto, di cui attualmente si sta occupando il Dipartimento dell’agricoltura, dell’alimentazione e della marina irlandese.
Come Animal Equality e molte altre associazioni hanno documentato in diverse inchieste in Italia e all’estero, l’abbandono dei vitelli, allontanati subito dopo il parto dalle loro madri, è purtroppo una pratica comune all’interno dell’industria lattiera-casearia, in quanto questi animali sono considerati di scarso valore dalla filiera alimentare e a basso potenziale di ingrasso per il commercio di carne a causa della loro genetica. Nel Regno Unito circa 200.000 vitelli vengono esportati ogni anno verso gli allevamenti dell’Europa continentale, mentre quelli che restano nel Paese vengono venduti a meno di 5 euro l’uno.
Il caso di Limerick non è affatto isolato: lo scorso anno sono stati ritrovati 270 vitelli morti e abbandonati in un allevamento di Galway, in Scozia, mentre una recente inchiesta sotto copertura realizzata da Animal Equality nel Regno Unito ha rivelato le pesanti violenze e l’abbandono deliberati nei confronti di oltre 650 mucche e vitelli impiegati all’interno dell’allevamento Madox Farm, che rifornisce con i propri prodotti lattiero-caseari il più grande trasformatore e grossista indipendente del Regno Unito, Freshways.
L’industria del latte è spietata non solo nei confronti dei vitelli, ma anche delle mucche. Le immagini raccolte dagli investigatori di Animal Equality presso Madox Farm e mostrate a milioni di telespettatori in esclusiva su BBC One documentano infatti operatori che prendono a calci e pugni le mucche sul muso e nello stomaco, e le colpiscono con affilate pale di metallo, in grave violazione delle norme di protezione animale.
Dal 2017 Animal Equality ha indagato su oltre 140 allevamenti lattiero-caseari in tutto il mondo, documentando le violenze che avvengono in modo sistematico sulle mucche, come le continue gravidanze forzate e la stimolazione incessante delle mungiture, che rendono questi animali deperiti nel giro di due-quattro anni dopo essere arrivati a produrre fino a 60 litri di latte al giorno, contro i quattro che produrrebbero in natura.
Il reportage realizzato da Animal Equality in Italia nel 2019 ha mostrato come anche nel Made in Italy lo sfruttamento estremo di mucche e vitelli sia all’ordine del giorno documentando un elevato numero di mastiti – infiammazioni delle mammelle molto dolorose – e gravi zoppie degli animali, causate dallo sforzo costante per i parti, dalla gestione di mammelle enormi, ma anche dalle condizioni della pavimentazione presente negli allevamenti, che comporta spesso ferite agli zoccoli e alle zampe.
Sempre nel 2019, con l’inchiesta Una bufala tutta italiana, Animal Equality ha denunciato le terribili condizioni in cui vivono più di mezzo milione di bufale e bufalini in Italia, tra animali morti abbandonati negli allevamenti intensivi e altri ricoperti di feci e fango mentre sono impiegati nella produzione a marchio DOP delle cosiddette eccellenze del Made in Italy. Anche i bufalini maschi sono infatti considerati dai produttori semplici scarti senza mercato e spesso vengono quindi abbandonati a morire di fame e di sete per ridurre i costi del loro smaltimento.