In Italia i boschi arrivano a coprire il 37% del territorio: un grande valore che deve però essere gestito in maniera opportuna[1]. È infatti necessario tutelare il patrimonio forestale e arboreo italiano a 360 gradi, tenendo conto dei suoi “servizi ecosistemici”, ovvero i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al pianeta e al genere umano. Boschi e foreste sono infatti essenziali non solo dal punto di vista ambientale – a partire dalla loro capacità di assorbire CO2, preservare il suolo, garantire la biodiversità, regolare il ciclo dell’acqua e in definitiva contrastare il cambiamento climatico e il rischio idrogeologico – ma anche economico, essendo in grado di fornire prodotti legnosi, medicinali e alimentari, nonché un valore dal punto di vista culturale, estetico e turistico-ricreativo.
La Strategia Forestale Nazionale (approvata nel 2022) individua peraltro nella gestione forestale sostenibile la miglior soluzione per garantire l’equilibrio degli aspetti ambientali, sociali ed economici legati alle foreste.
Proprio con l’obiettivo di preservare e valorizzare le proprie foreste e i suoi servizi ecosistemici, il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano – che interessa l’omonima area naturale protetta – è la prima area protetta europea a poter vantare la doppia certificazione FSC® (Forest Stewardship Council®) e PEFC (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) per la gestione forestale sostenibile e responsabile e la verifica dei Servizi Ecosistemici biodiversità, acqua, suolo, servizi turistico-ricreazionali e carbonio forestale.
“Il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, in qualità di capofila di un gruppo di ben 13 proprietari e gestori forestali, ha saputo in questi anni coinvolgere, aggregare e indirizzare positivamente la gestione di oltre 10.000 ettari di superficie verso ambiziosi programmi di gestione forestale coerenti con i principi e i criteri della sostenibilità”, afferma Barbara Lori, Assessore della Regione Emilia-Romagna alla Programmazione territoriale, Edilizia, Politiche abitative, Parchi e forestazione, Pari opportunità, Cooperazione internazionale allo sviluppo. “Una gestione che ha visto certificato l’equilibrio tra la tutela ambientale, l’equità sociale e l’efficienza economica come richiesto dagli standard FSC e PEFC. Sebbene le foreste dell’Emilia-Romagna rappresentino certamente un legame forte tra noi e il nostro passato, quindi la nostra identità, con questa operazione il Parco nazionale ha saputo interpretare al meglio la Strategia Nazionale Forestale promuovendo su area vasta una gestione attenta non solo alle esigenze delle generazioni di oggi, ma anche nei confronti delle aspettative delle generazioni future, mettendo al centro il ruolo e l’importanza dei servizi ecosistemici forestali”. La Regione Emilia-Romagna è infatti non solo impegnata a mettere a dimora nuovi alberi, ma intende contribuire a valorizzare gli alberi e le foreste già presenti.
I certificati di gestione forestale secondo gli standard FSC e PEFC sono stati rilasciati dall’ente di certificazione accreditato CSI spa. Ad essere certificati sono ora oltre 10 mila ettari, ubicati nelle province di Lucca, Massa Carrara, Parma, Reggio Emilia, per scopi conservativo-naturalistici e per la vendita di lotti in piedi di soprassuoli governati a ceduo e a fustaia (di conifere e transitorie di Faggio). Le principali specie legnose sono infatti faggio, cerro, abete bianco, abete rosso, castagno, douglasia, pino nero, carpino nero ed orniello.
Il Parco ha messo a punto un programma pluriennale di gestione delle foreste climaticamente intelligente e particolarmente attenta ai benefici che esse erogano a vantaggio della collettività: un vero e proprio progetto culturale che ha coinvolto una pluralità di soggetti appartenenti alle istituzioni, al mondo scientifico, alle associazioni di categoria, al mondo produttivo, imprenditoriale, della formazione e della cultura e che ha trovato nella sensibilità delle proprietà forestali degli Usi Civici, delle Comunalie e dei beni sociali la sua anima e la sua forza propulsiva.
Il modello di governance finalizzato a garantire e valorizzare l’erogazione dei servizi ecosistemici delle foreste è stato già proposto alle proprietà forestali pubbliche e collettive presenti sull’intera area della Riserva dell’Uomo e della Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano, di cui il Parco nazionale è il coordinatore, e a breve potrà essere esteso anche alle proprietà private. In tal modo, entro la fine del 2023 potrebbero essere oltre 40.000 gli ettari di foreste certificati FSC e PEFC.
“Molto più che alberi e legno, le foreste sono il punto di partenza per costruire un futuro resiliente, socialmente utile ed economicamente sostenibile per i nostri territori e comunità”, precisa Diego Florian, Direttore FSC Italia. “Già nel 2018 l’Italia ha deciso di puntare sulla valorizzazione di servizi forestali come conservazione delle fonti idriche, della biodiversità, del suolo, delle funzioni turistico-ricreative e dello stock di carbonio grazie alla prima certificazione al mondo di questo tipo secondo gli standard FSC. Con i suoi primi 10.000 ettari, il Parco nazionale Appennino tosco-emiliano si inserisce oggi, unico nel suo genere, in questo percorso che vuole riportare al centro del dibattito pubblico la più grande infrastruttura verde del nostro Paese”.
“La certificazione di corretta gestione dei boschi ottenuta dal Parco, che applica una selvicoltura climaticamente intelligente e orientata al godimento turistico ricreativo (anche grazie alla tutela della biodiversità), rappresenta per noi un fiore all’occhiello nel panorama delle certificazioni italiane. Il fatto che sia un Parco Nazionale a fare da capofila di questa iniziativa dà un ulteriore valore aggiunto, perché è il primo in Europa del genere”, sottolinea Antonio Brunori, Segretario generale PEFC Italia. “La quantificazione dei Servizi Ecosistemici e la loro certificazione permette di comunicare l’impatto positivo che il settore forestale ha sulla società civile, aprendo anche alla logica del mercato dei crediti di sostenibilità per le imprese che desiderano neutralizzare il proprio impatto, incrementare la biodiversità e promuovere il turismo sostenibile”.