L’Alchimista è al suo sesto mese di vita nella pancia di “mamma” Alfedena. Fin dai primi istanti abbiamo “scalciato” e non fatto dormire la nostra mamma nelle notti estive… Siamo decisamente monelli…
Ancora nella pancia di mamma Alfedena, nel primo mese, abbiamo pensato e portato una bellissima donna… e che donna… è stata nei sogni e non solo… di molti…
Al sesto mese continuiamo a scalciare, vogliamo proprio far capire che siamo vivi! Vivi come l’arte, che ci piace proprio tanto. L’arte come mezzo di comunicazione e condivisione di idee. L’arte come linguaggio.
Oggi, dismetto i panni dell’artista, ed indosso quelli del critico/scrittore, per presentarvi il LINGUAGGIO ARTISTICO di Pier Bertolo.
Tralasciando l’immenso fattore umano che lega L’ALCHIMISTA ed ovviamente anche me, a Pier, vorrei condividere con voi la PUREZZA della sua arte.
Pier, è a mio avviso, decisamente un artista pop art. Nel suo caso, le sue opere rappresentano un’evoluzione della pop art. L’artista ha “scartato” la produzione in serie tipica della pop art, per “incartare” delle opere uniche basate su un oggetto iconico come le caramelle. Tutti fin da bambini abbiamo messo in bocca le caramelle. Le abbiamo gustate e ci siamo lasciati deliziare e tentare. Da adulti abbiamo continuato ad essere golosi. Mangiare una caramella è quasi un atto di “liberazione”. Quella di Pier, è una personale, ad alto tasso di zuccheri, ma non nocivi. Zuccheri che possiamo assaporare con gli occhi e con la mente. Una mente che ci porta proprio ai ricordi di quando eravamo più piccoli. Alla dolcezza di quegli istanti, che sembrano prendere vita attraverso le “pose” dei CARAMELLOIDI.
L’artista utilizza, delle tonalità delicate, come i ricordi più belli che appartengono alla memoria più intima di ognuno di noi.
Il linguaggio della pop art di Pier, è anche evoluzione di questo genere, perché ci ricorda che “non c’è futuro o modernità, se non c’è memoria” che, in questo caso, trae la sua unicità, ad esempio, dalla rielaborazione di tecniche “antiche” come la scultura e la linoleografia.
Per l’allestimento della sala espositiva per la mostra, la stanza è stata “incartata” con il pluriball, per generare una sorta di distacco/dicotomia, tra i materiali utilizzati da Pier per le sue opere PURE, ed un materiale inquinante come la plastica, che sembra, mediante un imballo o una confezione, “preservare” ma sta lentamente “uccidendo” il nostro Mondo.
Linoleumgrafie
Sono lavori grafici su carta, ottenuti con una lastra di linoleum, scolpita, dopo di che viene bagnata la carta ed il giorno dopo si procede alla stampa. Si appoggia la lastra di linoleum scolpita, sul torchio, quindi si poggia sopra la carta quasi asciutta e si passa tutto sotto il torchio.
A quel punto esce il rilievo sulla carta. Il giorno dopo si passa al retouché ed ecco pronta la LINOLEUMGRAFIA retouché
La tecnica retouché rappresenta un salto in avanti rispetto alle produzioni in serie.
Sfrutta una stampa come base, normalmente litografie, serigrafie o produzioni offset, ma grazie a ritocchi e finiture effettuate a mano, come nel caso di Pier, restituisce un aspetto fisico ed esteriore simile ad un quadro originale dipinto completamente.
La stampa è unicamente bidimensionale, non presenta al tatto i tipici rilievi delle pennellate. E conseguentemente non offre quei riflessi di luce tipici di un vero quadro. A questo punto l’artista, mette mano alla stampa, ritoccando alcuni particolari, donando profondità, riflessi e rendendo al meglio brillantezza e luminosità.
Toccandola con i polpastrelli si notano le rugosità, le irregolarità e differenze.
E cambiando punto di osservazione può variare leggermente la resa dei colori.
Insomma, questa tecnica permette di trasformare una normale stampa riprodotta in numero potenzialmente infinito di copie, in una copia unica, simile a un dipinto originale certificato dall’artista, acquisendo anche un valore molto maggiore.