“Era ovvio che i magistrati avrebbero chiesto a Castelli di chiarire le sue dichiarazioni su una trattativa proposta dalla mafia e, a quanto dice, ‘rifiutata’ nel 2003 dall’allora governo Berlusconi. E deve chiarire: non, incredibilmente, ai giornali, ma all’autorità giudiziaria, che dovrebbe sapere essere unico organo preposto. Dovrebbe spiegare intanto chi erano i boss pronti alla dissociazione e chi gli alti magistrati con cui si consultò informalmente e che cosa è stata la strana manovra fra Dap (nelle persone del dott. Tinebra e del dr. Leopardi, ex sostituto di Tinebra a Caltanissetta chiamato dal suo capo al Dap) e Sisde (nelle persone di Mori e Obinu) per creare una sorta di intelligence carceraria”. Lo ha detto Sonia Alfano, europarlamentare e responsabile nazionale del Dipartimento Antimafia di IdV.
“Ricordo che all’epoca Castelli era, inspiegabilmente, Ministro della Giustizia, e avrebbe dovuto sapere che era dunque un pubblico ufficiale con obbligo di denuncia di evidenti notizie di reato. Non lo ha fatto e quindi siamo davanti al reato di omessa denuncia. Qualcuno può spiegarlo all’esponente leghista?” ha concluso la Alfano.