La Banca Monte dei Paschi di Siena ha comunicato in via ufficiale, e congiuntamente con Banca Carige, di aver firmato l’accordo per la cessione di 22 filiali della banca senese al gruppo ligure. Prezzo complessivo dell’operazione 130 milioni di euro.
Il perfezionamento dell’operazione è subordinato all’acquisizione delle relative autorizzazioni da parte degli organi regolatori.
Nel momento nel quale l’operazione sarà perfezionata, la cessione per il MPS maturerà un impatto positivo di 10 centesimi di punto per il coefficiente Tier 1.
In base ai dati consolidati al 30 settembre 2009, le due banche in una nota congiunta hanno comunicato che: “gli sportelli in questione intermediavano circa 1.537 milioni di euro di raccolta totale e circa 840 milioni di euro di impieghi”.
Nella nota congiunta, inoltre, si fa presente come il corrispettivo pattuito venga coperto da Banca Carige con disponibilità finanziarie proprie, e come a fronte di tale operazione l’Istituto manterrà livelli di patrimonializzazione adeguati.
Con questa operazione gli sportelli di Banca Carige salgono a 665, dei quali 79 situati nella Regione Toscana.
L’operazione si inserisce nel piano di dismissioni di 150 sportelli richiesto alla banca MPS dall’Antitrust nell’ambito dell’acquisizione di Antonveneta. Lo scorso dicembre il piano ha visto la cessione a Banca CR Firenze del gruppo Intesa Sanpaolo di 50 filiali, situate sempre in Toscana, ad un prezzo di 4 mln euro circa ciascuna per un controvalore complessivo di 200 mln.
Tier 1 (fonte Wikipedia)
Il Capitale Tier 1 o, meglio, il TIER 1 Capital, rappresenta una parte, la più importante, del patrimonio di vigilanza di un qualsiasi intermediario bancario.
Esso si compone di:
- Utili non distribuiti e Riserve, al netto dell’avviamento;
- Azioni ordinarie e di risparmio;
- “Preferred Securities (Obbligazioni perpetue richiamabili non prima di 10 anni, il cui pagamento può essere sospeso in presenza di andamenti negativi della gestione e privilegiate solo rispetto alle azioni ordinarie e di risparmio).
Il TIER 1 si scompone in CORE tier 1, il cui ammontare deve essere non inferiore all’85% dell’intero Tier 1, e considera i punti 1 e 2, e l’HYBRID tier 1, che accoglie invece solo le preferred securities, in un ammontare massimo non superiore al 15% dell’intero TIER 1.
Con un livello di seniority crescente, ovvero con una maggiore garanzia di rimborso per l’investitore, troviamo il TIER 2, anch’esso scomponibile in UPPER TIER 2, che accoglie obbligazioni della durata superiore a 10 anni e utilizzabili per coprire perdite derivanti dalla operatività dell’ente che non le consentirebbero la prosecuzione dell’attività, e in LOWER TIER 2, contenete obbligazioni della durata superiore ai 5 anni.
Ancora con seniority crescente troviamo il TIER 3, composto da obbligazioni della durata superiore ai 2 anni, non utilizzabili per coprire le perdite derivanti dalla operatività dell’ente ma ammettono la sospensione del pagamento di capitale e interessi in caso di riduzione del Patrimonio Netto Contabile al di sotto dei limiti di legge e su iniziativa delle autorità di vigilanza (Banca d’Italia).
Possiamo aggiungere che il TIER 1 deve essere pari almeno 4% delle attività ponderate per il rischio (in base ai parametri stabiliti da Basilea 2 e quindi utilizzando l’approccio standard o l’internal rating based advanced o foundation), il TIER 2 deve essere non superiore al 100% del TIER 1 e la loro somma non deve essere inferiore all’8% delle attività ponderate per il rischio (RWA), che poi rappresenta il coefficiente di solvibilità della Banca. IL TIER 3 deve essere pari al massimo al 250% del TIET 1 a copertura dei rischi di mercato.
Come si nota, quindi, il patrimonio di vigilanza è diverso dal Patrimonio netto contabile per i vari strumenti di debito emessi dalla banca che vi sono considerati all’interno e che possono essere considerati come strumenti “quasi – equity” la cui erogazione da parte della banca le consente di espandere gli impieghi. Nel caso in cui il Patrimonio di Vigilanza fosse incapiente rispetto alle previsioni di impiego della banca, stabilite in sede di budget, esso può essere aumentato riducendo i dividendi, emettendo azioni e/o preferred securities oppure incrementando il TIER 2.
Il motivo per cui le banche devono detenere il capitale così definito è fronteggiare perdite inattese, la principale delle quali deriva dal peggioramento del merito creditizio della controparte oltre la quota prevista sulla base del rating ad essa associato in sede di risk rating. Da notare che per fronteggiare perdite attese si usano altri strumenti come appositi accantonamenti a fondo rischi bancari generali (voce 190 Conto Economico e 120 Stato Patrimoniale) o l’utilizzo dei profitti dell’esercizio corrente.
Sia il Capitale Tier 1 che il Capitale Tier 2 sono definiti negli accordi internazionali Basilea I e Basilea II. Ogni Autorità di Controllo nazionale ha tuttavia una certa discrezionalità su come devono essere considerati i diversi strumenti finanziari nel calcolo di questo tipo di capitale. Tale discrezionalità serve ad applicare adeguatamente l’accordo ai differenti sistemi legali in vigore nei vari paesi aderenti.