La centrale nucleare Fukushima I, nota come Fukushima Dai-ichi (“Fukushima n° 1”), è una centrale elettronucleare giapponese situata nella città di Ōkuma nel Distretto di Futaba della Prefettura di Fukushima.
Fukushima I, costruita da General Electric alla fine degli anni ’60, è una delle principali centrali nucleari giapponesi. Tutti i sei reattori della centrale sono di tipo BWR. Il primo di essi, ed anche il più vecchio, ha cominciato l’erogazione commerciale di energia elettrica ufficialmente nel mese di marzo 1971. La data di spegnimento dello stesso era stata programmata per il mese di marzo 2011.
Nelle vicinanze, a 11,5 km, è situata la centrale Fukushima II (Fukushima Dai-ni), gestita anch’essa da TEPCO.
Nel marzo del 2011, a causa del terremoto del Tōhoku del 2011, la centrale ha subìto gravi danni, che hanno causato la messa fuori uso del sistema di raffreddamento e poche ore dopo il sisma, durante una scossa di assestamento,del reattore 1, uno dei tre in funzione al momento del sisma (i numero 1, 2 e 3) e spenti automaticamente con la procedura detta SCRAM; i reattori 4, 5 e 6 erano invece in quel momento inattivi per manutenzione. Nei giorni successivi si è registrata una esplosione anche nei reattori numero 2 e 3 e si è sviluppato un incendio in un bacino di stoccaggio di combustibile nucleare in prossimità del reattore spento numero 4. Le radiazioni all’interno della sala di controllo dell’edificio 4 sono divenute così elevate da non potervi lavorare e sostare a lungo. Tutte le esplosioni sono state dovute ad un accumulo di idrogeno. Mentre per i reattori 1 e 3 l’involucro primario è rimasto intatto, nel caso del reattore 2 l’involucro di contenimento primario è stato danneggiato.
L’incidente ha reso necessaria la dichiarazione di emergenza nucleare e l’evacuazione degli abitanti della zona circostante in un’area del raggio di tre km, in seguito estesa a 10 e successivamente 20 km, per un totale di circa 200.000 persone evacuate. Nel raggio di 30 km è stato raccomandato agli abitanti di non uscire di casa.Nel corso dei primi due giorni almeno 11 persone sono rimaste ferite, hanno accusato malori o sono state ricoverate per una eccessiva esposizione alle radiazioni.
La prima esplosione, seguita dalla dispersione di fumo bianco, presumibilmente vapore dei liquidi di raffreddamento in condizioni di sovrapressione, ha causato il crollo del tetto dell’edificio e di alcune strutture esterne, ma non lo scoppio del reattore o la distruzione della gabbia di contenimento come diffuso dai media in un primo momento. Passata la mezzanotte la TEPCO, società che gestisce l’impianto, ha comunicato che probabilmente vapori bollenti sono usciti dall’impianto di raffreddamento del reattore 1 verso l’atmosfera e che questi vapori potrebbero essere radioattivi. La stessa società ha poi ammesso che i livelli di radiazioni stavano aumentando nella turbina collegata al reattore. Alle 2:00 ora locale la pressione interna al reattore era di 600 kPa, 200 kPa superiori rispetto al normale. Alle 5.30 la pressione è 2,1 volte superiore a quella massima supportata: 820 kPa.
Alle 6.10 la IAEA ha riportato che anche l’unità 2 aveva problemi di raffreddamento. Il 14 marzo la TEPCO ha dichiarato che non è esclusa la parziale fusione delle barre del combustibile nucleare all’interno del reattore numero 2. Poche ore dopo, si è registrata una esplosione.
Nei reattori 1, 2 e 3 è stata pompata acqua di mare, unitamente ad acido borico allo scopo di assorbire neutroni. L’utilizzo di acqua di mare, corrosiva, segna con grande probabilità la fine della operatività dei reattori per i quali è stata adottata questa soluzione estrema. Sull’edificio che ospita il reattore numero 4, la cui vasca di raccolta del combustibile esausto, ormai a contatto con l’esterno, è stata oggetto di un nuovo incendio, è stata versata acqua marina per mezzo di elicotteri. Il governo giapponese ha poi dichiarato che, anche dopo che si saranno risolti i problemi, la centrale non verrà più rimessa in funzione.
(materiale tratto da wikipedia)