“Il modo migliore per cominciare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a darsi da fare”, diceva Walt Disney. I libri sono promuovono ispirazione, scoperta, sviluppo di nuove idee, soprattutto per i bambini. Walt Disney lo sapeva, e per questo le storie di Disney contengono dei messaggi che spingono i bambini a sognare e immaginare regni fatati pieni di risate e di felicità. In confronto, la politica di acquisti annunciata dalla Disney è deprimente. Il Rainforest Action Network (RAN) ha chiesto alla Disney di assicurare che la carta dei propri libri non provenisse dalla distruzione delle foreste pluviali. La Disney stampa 50 milioni di libri e 30 milioni di riviste l’anno: una montagna di carta, e una foresta di alberi.
La risposta della Disney è stata deludente e scivolosa: “Disney cerca di ottenere il 100% di sostenibilità nella carta dei propri prodotti, esclusi quelli su licenza. La carta conterrà fibre riciclate, o provenientida foreste certificate o di origine certa”.
Sembra una risposta positiva, bella e luccicante. Ma vediamo cosa c’è dietro:
Carta riciclata: ottima cosa, è di sicuro quella col minore impatto ambientale. Ma quanta parte del prodotto sarà fatto con fibre riciclate? il 2 per cento in 15 anni o il 50 per cento entro la fine dell’anno? Cosa vale un impegno senza numeri, quantità e date? Disney non ne parla, resta nel vago.
Fibre vergini, ossia da alberi: e qui va molto peggio. Per le “foreste certificate”, secondo Disney, vanno bene tutti gli schemi di certificazione presenti sul mercato, quelli seri e quelli patacca. Dal Forest Stewardship Council (FSC), il Programme per Endorsement of Forest Certification sinistri (PEFC), al Canadian Standards Association (CSA), alla Sustainable Forestry Initiative (SFI). Eventuali altri standard di certificazione saranno valutati da Disney, caso per caso, spiega l’azienda.
Purtroppo tra tanti marchi colorati e luccicanti presenti sul mercato, solo il FSC assicura reali garanzie sulle pratiche ambientali e sociali della gestione delle foreste. E’ per questa ragione che imprese come Scohlastic, Hachette, Timberland, Gucci, e molti altri hanno espresso una chiara preferenza per i prodotti forestali certificati FSC. La Disney se ne guarda bene. Le certificazioni non sono tutte uguali.
L’atra dichiarazione riguarda la legalità: la carta avrà origini legali. Ma la legalità è una condizione minima, non è certo una qualità aggiunta. In realtà neppure qui Disney offre autentiche garanzie: si accontenta di una dichiarazione del fornitore. Quale fornitore dichiarerà mai il contrario? “No, la carta che ti vendo è tutta illegale, te lo certifico io!”. In molti paesi in cui le foreste sono a rischio, la deforestazione e la corruzione vanno mano nella mano, e la legalità (sulla carta) è assicurata da funzionari corrotti dietro pagamento pronta cassa.
“La protezione della natura è una preoccupazione prioritaria per Disney” dichiara l’impresa, ma quando si tratta di darsi da fare, invece che di parlare, le cose vanno ben diversamente. Mentre diversi editori di libri per bambini, come Scholastic, Hachette, Simon & Schuster, e altri, si sono impegnati a evitare di acquistare carta dai principlai responsabili della deforestazione in Indonesia, la Asia Pulp and Paper (APP) e APRIL, Disney se ne guarda bene. Alla faccia della protezione della natura. “Il modo migliore per cominciare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a darsi da fare”, diceva Walt Disney. Qualcuno lo ricordi alla Disney.
Fonte: http://www.salvaleforeste.it