James Cleveland Owens detto Jesse è stato un atleta statunitense, noto per la sua partecipazione alle Olimpiadi del 1936, svoltesi a Berlino, dove vinse quattro medaglie d’oro e fu la stella dei Giochi.
Originario dell’Alabama, a nove anni Owens si trasferì con la famiglia a Cleveland, nell’Ohio.
Conobbe miseria e povertà e visse secondo la filosofia dell’arrangiarsi per vivere come altri milioni di ragazzi neri nel periodo della Grande depressione americana. Il nome Jesse gli venne dato da un insegnante di Cleveland che non comprendeva il suo slang con un forte accento del sud, quando il piccolo James Cleveland disse di chiamarsi J.C. Studente delle scuole tecniche, dopo la scuola lavorava in un negozio di scarpe e – quando ne aveva tempo – si allenava nella corsa, che gli piaceva molto. Nel 1933, ai campionati nazionali studenteschi, catturò improvvisamente l’attenzione di tutto il mondo sportivo con grandi prestazioni nella velocità e nel salto in lungo; questo gli fece ottenere l’ammissione nell’Università statale dell’Ohio, che peraltro formalizzò solo dopo che il padre ebbe ottenuto un posto di lavoro sicuro. Poté allora cominciare a dedicarsi seriamente all’atletica.
Il 25 maggio 1935, nel giro di 45 minuti, al Big Ten meet di Ann Arbor, nel Michigan, stabilì i record del mondo di: salto in lungo con la misura di 8,13 metri (record straordinario, destinato a durare fino al 1960), 220 iarde piane in rettilineo (20″3), 220 iarde ad ostacoli in rettilineo (22″6, primo uomo a scendere sotto i 23″), ed eguagliò quello delle 100 iarde (9″4); da notare che i due record sulle 220 iarde erano validi anche per i 200 metri, sia piani che ad ostacoli, per cui in realtà i record del mondo stabiliti od eguagliati da Owens in quella memorabile giornata furono sei.
Owens vinse quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi estive del 1936; il 3 agosto 1936 vinse i 100 metri, il 4 agosto il salto in lungo e il 5 agosto i 200 metri. Owens, sazio di successi (ed ignaro del fatto che stava per stabilire un record storico) era pronto a rinunciare alla staffetta per lasciare il posto alle riserve. Dichiarò: “Ho già vinto tre medaglie d’oro. Lasciamoli gareggiare, se lo meritano!“. Ma i suoi dirigenti, che vollero mettere in campo la squadra migliore, gli ordinarono di rimanere in pista.
Dopo che venne aggiunto alla squadra della 4×100, il 9 agosto, concluse le sue fatiche olimpiche con la vittoria nella staffetta 4×100 metri. Il suo record di quattro ori in una stessa Olimpiade -nell’atletica leggera- non fu mai battuto, ma venne solo eguagliato alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, dal connazionale Carl Lewis, che vinse quattro ori nelle stesse gare.
La conquista della medaglia d’oro nel salto in lungo ai Giochi olimpici di Berlino da parte di Owens ha fornito alla stampa di tutto il mondo il pretesto per creare un caso di discriminazione razziale di cui il leggendario atleta sarebbe stato vittima.
Nel pomeriggio di quel 4 agosto, infatti, allo stadio olimpico era presente anche Adolf Hitler. Di fronte alla vittoria di Owens contro il tedesco Luz Long (il migliore atleta tedesco, nonché amico di Owens), si dice che il Führer indispettito si sarebbe alzato e uscito dallo stadio per non stringere la mano al nero americano. In realtà le cose andarono diversamente. Come scrisse nella sua autobiografia, “The Jesse Owens Story”, Owens stesso raccontò come Hitler si alzò in piedi e gli fece un cenno con la mano:
« Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto. »
Per ironia della sorte, fu il presidente statunitense dell’epoca, Franklin D. Roosevelt, in quel periodo impegnato in un’elezione, e preoccupato della reazione degli stati del sud, a cancellare un appuntamento con il pluriolimpionico alla Casa Bianca. Owens fece notare in seguito che fu Roosevelt, e non Hitler, a snobbarlo.
Dopo Berlino passò al professionismo disputando anche gare ad handicap. Owens concedeva ai velocisti locali dieci o venti iarde di vantaggio, battendoli ugualmente sulla distanza delle 100 iarde. Inoltre sfidò e sconfisse dei cavalli da corsa, anche se con un trucco che consisteva nel correre contro dei veri e propri purosangue che si sarebbero spaventati con il colpo di pistola dello starter, concedendogli un buon vantaggio. Poi passò all’insegnamento.
Nel dopoguerra cominciò un nuovo lavoro come preparatore atletico della famosa squadra di pallacanestro degli Harlem Globetrotters, scendendo anche lui sul parquet e dando dimostrazioni dello scatto dai blocchi e della tecnica di passaggio degli ostacoli.
Nel 1976 venne premiato con la Medaglia presidenziale della libertà, il massimo titolo per un civile americano, dal presidente degli Stati Uniti Gerald Ford.
Per tutta la vita egli attribuì il successo della sua carriera all’incoraggiamento di Charles Riley, il suo allenatore di atletica delle scuole medie, che lo aveva preso dal cortile della ricreazione e messo nella squadra di atletica (si veda Harrison Dillard, un atleta di Cleveland ispirato da Owens).
Owens morì di cancro ai polmoni all’età di 66 anni a Tucson, Arizona.È sepolto nell’Oak Woods Cemetery, di Chicago.
Nel 1984 una strada di Berlino venne ribattezzata in suo onore ed il 28 marzo 1990 gli fu assegnata postuma la Medaglia d’oro del Congresso dal presidente statunitense George H. W. Bush.
tratto da wikipedia