Antoni Gaudí è stato un architetto spagnolo, famoso soprattutto per la bioarchitettura e per il suo eccelso genio di follia visionaria
Gaudí, cresciuto in una famiglia di artigiani, si diplomò nel 1878 alla Scuola Superiore di Architettura di Barcellona, ma già prima di diplomarsi riuscì a lavorare con i migliori architetti del tempo. Nello stesso anno a Parigi durante l’Esposizione Universale avvenne l’incontro fondamentale per Gaudí quello con l’industriale Eusebi Güell y Bacigalupi, che sarà il suo principale mecenate commissionandogli alcune delle sue più famose opere.
Nel 1884 ottiene la direzione dei lavori della basilica della Sagrada Familia, una costruzione monumentale e molto complessa,che assorbirà le sue energie fino al giorno della sua morte e che non riuscirà a completare. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nell’enorme cantiere della Sagrada Familia in una solitudine quasi da eremita.
Il 7 giugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo miserevole aspetto ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all’ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti fondato dai ricchi borghesi della Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Familia, e morì il 10 giugno.
Nonostante questa fine quasi miserabile, al suo funerale parteciparono migliaia di persone. I Barcellonesi lo definirono dal quel momento “l’Architetto di Dio”. È sepolto nella cripta della Sagrada Familia.
Quasi tutta l’opera del maestro è legata alla capitale catalana. La sua carriera di architetto è caratterizzata dall’elaborazione di forme straordinarie e imprevedibili, oniriche ed a tratti deliranti, realizzate utilizzando i più diversi materiali (mattone, pietra, ceramica, vetro, ferro), da cui Gaudí seppe trarre le massime possibilità espressive.
Per alcuni studiosi la profonda fede cattolica di Gaudí e un suo certo qual gusto per tematiche che potrebbero essere definite gongoriste e neo-goticiste, con risvolti che non è troppo azzardato definire finanche misticheggianti, hanno sollevato alcune critiche nei confronti di Antoni Gaudí che tuttavia appaiono mosse più da un forte pregiudizio ideologico anziché da un ragionato e logico giudizio estetico e funzionale.
Ciò è tanto più vero se non si dimenticherà la convinta appartenenza di Gaudí al movimento indipendentistico catalano, radicalmente contrapposto al centralismo linguistico e ideologico castigliano. La pretesa di Madrid d’imporre uno sviluppo urbanistico ortogonale a Barcellona, coerente coi dettami del razionalismo dominante nel Vecchio Continente e totalmente fatto proprio per diversi motivi dal fascismo italiano e dai suoi cascami e derivati europei, portò gli architetti catalani a percorrere una via decisamente divergente: linee oblique che alteravano e dissestavano la visione geometrica razionalistica e le sue pretese di ordine non meramente urbanistico.
Gli edifici eretti dai modernisti catalani, le vie da essi tracciate e un po’ tutti gli stilemi architettonici da costoro elucubrati e portati a compimento, furono il più appariscente modo di contestare il centralismo madrileno e la sua pretesa di imporre un ordine architettonico e urbanistico che doveva accordarsi con quello politico e ideologico, avvilendo la Catalogna e la sua capitale che erano stati il nucleo e la roccaforte del legittimo governo repubblicano, abbattuto dal golpe del caudillo Franco e del suo Tercio.
Questa semplice considerazione dovrebbe quindi orientare in modo ben diverso il giudizio troppo aspro emesso da una parte non propriamente avveduta della “sinistra” architettonica, spagnola e non.
Tra le sue opere più importanti si ricordano:
Casa Vicens (1883-1888, Barcellona)
Il Capriccio (1883-1885, Comillas)
Padiglioni Güell (1884-1887, Barcellona)
Palazzo Güell (1886-1888, Barcellona)
Collegio Teresiano (1888-1890, Barcellona)
Palazzo episcopale (1889-1893, Astorga)
Casa Botines (1892, León)
Cantine Guell (1895-1901, Garraf)
Casa Calvet (1898-1900, Barcellona)
Bellesguard (1900, Barcellona)
Parco Güell (1900-1914, Barcellona)
Restauro della Cattedrale di Palma di Maiorca (1904-1914, Palma di Maiorca)
Casa Batlló (1904-1907, Barcellona)
Casa Milà (detta La Pedrera) (1906-1912, Barcellona)
Cripta della Colonia Güell (1898-1914, Santa Coloma de Cervelló)
Sagrada Familia (1883-1926, Barcellona) il suo capolavoro
Impressioni della Sagrada Familia (a cura di Gianni Leone, tratto da “Oltre Icaro”)
Nei giorni vissuti in questa città, ho visitato la Sagrada Familia.
Quando sono sbucato dal vicolo sono rimasto senza fiato. Rapito, immobile. Non riuscivo a crederci. Non si tratta di una semplice costruzione, è come se il cielo cadendo a terra si fosse sciolto su quelle pietre, donando ad esse una strana forma. Gaudì era un folle, almeno così dicevano al suo tempo e credo ci fosse un fondo di verità, solo un folle come lui, qualcuno con una fede così immensa, leale e profonda, poteva dar vita alla pietra. Bisogna essere folli per credere, quando più nessuno crede e Gaudì ha creduto in quello che faceva fino ad esserne consumato. Una perfetta armonia tra misticismo e materialità. La Sagrada Familia è un’opera di una bellezza sconcertante, con le sue torri che accarezzano il cielo. Lei è li, silenziosa mentre in molti la guardano. All’interno nella penombra, le silhouettes delle colonne si insinuano nel pavimento fino a sorreggere il meraviglioso soffitto. Sembrano dei vecchi alberi meccanici, in uno strano delirio creativo, dove le leggi della natura, il simbolismo religioso e l’esistenza di ogni singolo essere umano si incontrano e confrontano.
Sono rimasto nella Sagrada Familia per alcune ore, poi ho preso la metro e sono tornato in albergo.