S.B.: Cena tra amici, dal teatro alla versione cinematografica. E’ stato difficile?
Patrick: La prima volta che ho letto il copione teatrale, ho subito capito che sarebbe diventato un film. Spesso, quando recitavo sul palco, pensavo a come si poteva adattare per il cinema e le diverse opzioni che il cinema avrebbe potuto fornire. Ovviamente, il film rimane molto vicino all’opera teatrale, ma grazie alla libertà che la telecamera ti dà, il cinema crea un diverso tipo di intimità. Il punto di vista cambia, ti obbliga a reinventare te stesso, per trovare un ritmo diverso, anche se le emozioni che si vogliono trasmettere rimangono le stessi.
S.B.: Perché eri così interessato a questa storia?
Patrick: All’inizio, non riuscivamo a finire le nostre battute, eravamo piegati dalle risate. Il giorno della prima lettura con i co-protagonisti, di fronte a degli scrittori e i nostri agenti, è stato quasi preoccupante: non riuscivo a completare una frase.
La forza di questa storia è la sua universalità: questo è successo a tutti noi. Un aneddoto, una frase, qualcosa di stupido a cena una sera, tra amici o in famiglia, e tutto ad un tratto, scoppia una tempesta. In questo gruppo, ci sono troppe cose non dette. Con la famiglia o con gli amici, si va avanti fianco a fianco, senza realmente vedersi e parlarsi. Quella sera, a cena dalla sorella, Vincent ha uno stato d’animo ottimista, che è nella sua indole. Vuole farsi una risata, ma questa volta, va un po’ troppo oltre. E questo fa scattare un conflitto sproporzionato. La costruzione, l’evoluzione di CENA TRA AMICI integra molti elementi che sono alla base della nostra società. È critico, divertente, intelligente, crudele, a volte violento.
S.B.: Nel film sembravate veramente molto legati. Come ci siete riusciti?
Patrick: È stato molto piacevole vivere questa avventura collettiva. Ci siamo davvero comportati come una troupe, ma questo, in effetti, era essenziale. Nel racconto, recitiamo la parte di amici che si conoscono da 30 anni, una vera famiglia. Questo doveva essere reso sullo schermo, molto più di un semplice rapporto tra attori. Ed è vero, abbiamo tutti legato bene. Nel teatro, abbiamo messo su 250 performance senza intoppi, sempre con l’idea di fare meglio, di andare avanti, aiutandosi a vicenda, e le riprese del film sono state costruite su questa dinamica. Charles si è unito a noi lungo il cammino, portando una nuova prospettiva, e ha subito legato con tutti. Siamo andati d’accordo sin da subito. È stato meraviglioso recitare con lui.
S.B.: Vincent, il tuo personaggio in Cena tra amici è un ragazzo di successo: ha soldi, potere e fascino. Stranamente, questi sono luoghi comuni spesso applicati a te nella vita reale.
Patrick: (Ride). È così?. Abbiamo tutti delle etichette, che ci piaccia o no. Si potrebbe anche riderne, ed è quello che ho cercato di fare insieme ai registi. Abbiamo giocato con questi cliché, soprattutto nel modo in cui viene introdotto il personaggio all’inizio del film. Vincent sembra molto sicuro di sé, quasi arrogante, ma vi posso assicurare che la cosa non dura. Successivamente, crolla! Questo è l’aspetto interessante in questa storia: ognuno è a turno carnefice e vittima.
S.B.: Nel tuo metodo di creazione del personaggio, quest’uomo corrisponde a persone che conosci, persone che hai incontrato oppure in un certo modo ti assomiglia?
Patrick: Ero sicuro che non lo fosse, ma dal momento che due o tre amici mi hanno detto che lo era, o devo cambiare idea, o devo cambiare amici. (Ride) In realtà, il personaggio di Vincent è scritto in modo così preciso che mi sono lasciato trasportare da ciò che gli scrittori avevano immaginato. Ho solo detto a me stesso che dovevo rimanere commovente e simpatico, altrimenti avrei potuto essere insopportabile. Per fortuna, lui ha abbastanza fascino da compensare questo aspetto. Probabilmente da ragazzo era quella persona che cercava l’autorità, la pupilla dei suoi genitori. Anna, la moglie , ha quest’autorità. Lei non è come le altre, ha forza e sa come metterlo in riga.
S.B.: Il ruolo di Vincent ti si addice bene. Diresti che è arrivato al momento giusto nella tua vita e carriera?
Patrick: Un ruolo come questo arriverebbe al momento giusto, in qualsiasi punto di ogni carriera. È un vero dono. Il mio unico merito è di aver colto l’occasione. Sono felice che il film abbia funzionato così bene, così come la pièce; Alexandre e Matthieu, i registi, sono così intelligente che si sono adattati perfettamente alla situazione. Era il loro primo film insieme. Per questo avevano preparato tutto, fin nei minimi dettagli, anche il più piccolo riferimento. Noi attori abbiamo accompagnato questo progetto. Ero lì quando avevano bisogno di me, ho dato il mio punto di vista, alcune idee, buone o cattive che fossero. Sono riusciti a suscitare entusiasmo in tutta la squadra, la troupe, i loro produttori, i distributori. Non si ha nemmeno la sensazione di vedere un film d’esordio. È stato gratificante. Sono rimasto molto colpito.
S.B.: Ti piacerebbe girare un film?
Patrick: Sì, ma dovrei rispondere a una necessità. Non ha senso fare un film solo per il gusto di farlo. Deve rispondere ad un bisogno di dire qualcosa, raccontare una storia. Deve tenerti sveglio la notte. Una vaga idea non è sufficiente. Ho montato molti dei miei video musicali, ho anche girato alcuni di loro, ma questo non fa di me un regista.