Se la magia esiste, allora decisamente Capossela è uno dei pochi sciamani ancora rimasti nella musica d’autore.
Chiudete per un attimo i vostri occhi ed immaginate una splendida serata di fine luglio, in un’arena dell’epoca romana, mentre la luna illumina un paesaggio strepitoso e le stelle sembrano cullare il cielo. Siamo ad Alba Fucens.
“Smettete di usare il flash, che la luna si indispone”, ha detto lo sciamano Capossela dopo un paio di brani e così Vinicio e la sua “ciurma” di bravissimi musicisti hanno dato vita ad uno spettacolo entusiasmante, nel quale sapientemente sono stati miscelati i classici del suo reportorio, con la musica rebetika, e dove l’odore salmastro e un po malinconico dei porti greci ha trovato il suo straordinario ambasciatore nel maestro Manolis Pappos al bouzuki. Tra ginnastica che allena il cuore, performance al theremin “fantasmagorimante licantropiche” di Vincenzo Vasi, il tocco ispiratissimo del “capitano” Glauco Zuppiroli al contrabasso, e la chitarra di Alessandro “Asso” Stefana come faro di mare posto a monito di chi arriva o parte, la magia ha incontrato la perfezione.
Meraviglioso il duetto Capossela/Manolis per il brano Atakti e malinconicamente dolciastra la chiusura del concerto con “Las simples cosas”… ragazzi che spettacolo.
Dopo il concerto, insieme agli amici Laila e Franco del Bellavista, sono stato a cena con Capossela e la sua “ciurma” a Mammarossa, un locale di Avezzano, veramente accogliente e con un servizio incredibile e nel quale tra una chiacchiera e l’altra ho “fatto l’amore” con i vini dell’azienza agricola Praesidium… ma questa è un’altra storia, che promesso, vi racconterò…