Chiudete gli occhi, immaginate due mondi differenti e poi immaginate cosa può nascere dall’incontro tra questi due mondi.
Ieri sera al Bellavista c’è stato un concerto molto emozionante che ha visto per protagonisti il sassofonista Marcello Allulli ed il percussionista Israel Varela.
Per quello che mi riguarda è stato un “viaggio” meditativo e onirico, nel quale culture urbane e suburbane, empaticamente hanno percorso lo stesso sentiero. Lo stile Allulli/Varela lo definirei “Up&Down the Urban”, cioè musica capace di muoversi “verticalmente”, tra sotto e sopra, tutto ciò che si trova nei vicoli, ed anche oltre, delle città.. una musica capace di muoversi tra la folla, che sgorga da radici tipicamente del Sud America, fino alle grandi metropoli del Nord America, passando per quelle della vecchia Europa, sostando per la città “Eterna”…
Particolarmente ispirata la versione jazz di “Un mundo raro”, mediante la quale si ha la sensazione di essere condotti un po’ per volta da grandi spazi a spazi ristretti e psichedelici, ma non claustrofobici…. “Catapultati” in un “black hole” cosmico/musicale… vorticosamente in fondo, sempre più giù, trascinati da un ritmo serratissimo ed iper accelerato… e poi la luce… eccola… alla fine di tutto, che si riaccende nella reinterpretazione di un grande classico… per quello che è stato un trip dove le note hanno assunto il compito di essere veicolo futuristico che però conduce sempre e comunque alla tradizione.
Che dire… è un stato un concerto veramente emozionante e consiglio a tutti di andare ad ascoltare questi due bravissimi artisti.
Alla fine del concerto, quando oramai tutti erano andati via, con Marcello e Israel ci siamo fermati per un’intervista, che vi racconterò prestissimo. Parlando con loro, le cose che mi hanno colpito di più, sono state l’umiltà e la semplicità di questi due straordinari artisti.