L’Italia è in mano ad un manipolo di uomini, che stanno difendendo con tutti i mezzi la leadership e tra i mezzi utilizzati, vi è la repressione, che viene attuata dalle forze di polizia. Poliziotti, figli di gente comune, che picchiano altra gente comune per ordine di un gruppo di “nessuno” che però detiene il potere ed il controllo.
Sono profondamente convinto che una “rivoluzione” non passa MAI attraverso la violenza che sia essa fisica o puramente simbolica. In un paese come il nostro la “rivoluzione” DEVE avvenire alle urne, democraticamente e pacificamente. Sinceramente, però, nutro qualche dubbio che noi italiani “liberamente schiavi” di una società fondata sul presunto benessere e sull’accumulare, si riesca veramente a mutare, così profondamente da volere un cambiamento radicale.
In questo paese che solo all’apparenza è libero, vi sono molte persone che criticano il sistema e troppo spesso vengono emarginate, minimizzate, prese per il “culo” come se fossero dei poveri visionari, dei falliti che non hanno di meglio da fare che “ballare e far casino in piazza”.
Il web, forse, sta precedendo la “rivoluzione”, con modi discutibili secondo alcuni, però di grande effetto mediatico. Pochissimi giorni fa il gruppo “Anonymous” ha diffuso oltre 3500 documenti riservati della Polizia, inclusi dossier dettagliati sugli esponenti di primo piano del movimento No-Tav, degli ambientalisti del Comitato Settimo Non Incenerire di Settimo Torinese, Greenpeace, con dettagli molto precisi sulla biografia politica dei suoi leader, da Alberto Perino a Luca Abbà, così come dei centri sociali, oltre ad altri documenti riservati.
Il quesito che mi pongo è il seguente: un atto del genere è da considerarsi “terrorismo informatico” o “atto dovuto per la liberazione”? In una società, come quella italiana, dove le “sfumature di grigio” sono troppe, la risposta al mio quesito diventa “impegnativa” ed in entrambi i casi si possono avere dei “problemi” a rispondere.
Sul blog ufficiale di Anonymous Italia, si legge:
Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i No-tav e i dissidenti; varie circolari ma anche numerose mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà (ad esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell’arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta… Is there any problem, Officer?
Tutti “spiano” tutti. I poliziotti spiano chi protesta e raccolgono informazioni che vorrebbero mantenere segrete, e gli attivisti di Anonymous spiano i poliziotti e raccolgono informazioni che poi divulgano.
Gli attivisti di Anonymous fanno un elenco di precise richieste nel loro comunicato, che è stato diffuso dopo l’attacco informatico. Chiedono “l’introduzione del reato di tortura che prevenga il ripetersi di carneficine già note e attribuisca una pena a chi, nascosto dietro una divisa, si accanisce sulla dignità umana; la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le Forze dell’ordine svolgono il proprio ruolo, al fine di prevenire abusi e documentarli nel caso si verifichino. Le immagini dovranno essere disponibili pubblicamente e in tempo reale per facilitare la denuncia di torture e maltrattamenti; l’apposizione di un codice ben visibile sulle divise, al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa; che le forze dell’ordine, almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei, siano disarmate”.
Leggendo il comunicato mi pongo ancora una volta una domanda: sono richieste da terroristi? La risposta, scusate la sincerità, è “No, sono richieste giuste e perfettamente legali” però il modo nel quale sono state portate al grande pubblico, quello è, almeno a mio avviso, NON condivisibile.
Se la polizia usa la violenza per reprimere una manifestazione e quindi opera nella totale illegalità, gli attivisti di Anonymous violando i server della polizia, non operano anche essi nella totale illegalità? Qual è allora la differenza? Il principio è un pò simile a quello della pena di morte: “punisco un crimine con un altro crimine”.
Secondo me bisogna “spezzare” questa catena di “illegalità generale” ed agire secondo le regole, non importa se poi chi ha il potere viola le regole ed usa la repressione.
La vera LIBERTA’ consiste nel NON essere come il nostro “carnefice”, altrimenti è sempre la “solita storia”.
All’inizio dell’articolo ponevo la domanda se l’attacco degli attivisti di Anonymous al server della polizia poteva considerarsi “terrorismo informatico” o “atto dovuto per la liberazione”…
La mia risposta, potrebbe mettermi nei guai, magari potrei essere considerato un eversivo, ma in fondo la verità è quasi sempre “eversione”…
Sinceramente, penso, che l’attacco di Anonymous sia “terrorismo informatico”, perché per me è valido il principio che “non mi permette di essere come il mio carnefice”. A questo punto però si fa strada un’altra domanda: “senza quello specifico atto criminale, a noi poveri mortali, sarebbero pervenute le informazioni sull’attività e i modus operandi delle nostre forze di sicurezza?.”
Ve lo avevo detto all’inizio… questa Italia ha troppe sfumature di “grigio”…