La Guardia di Finanza nell’ambito delle inchieste sull’Ilva di Taranto ha notificato tre ordinanze cautelari in carcere e quattro ai domiciliari. Le notifiche hanno colpito sia dirigenti Ilva, sia dirigenti pubblici, ai quali è stato mossa l’accusa di associazione per delinquere, concussione e concorso in disastro ambientale.
Sono stati colpiti dalle ordinanze Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva e suo figlio Emilio; Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto; Michele Conserva, ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto; Girolamo Archina, ex dirigente Ilva è finito in carcere; inoltre sono stati effettuati arresti anche per l’inchiesta denominata “ambiente svenduto”, indagine curata dal pm Remo Epifanio; Lorenzo Liberti, docente dell’università di Bari è finito agli arresti domiciliari, in quanto secondo la procura, avrebbe ricevuto pressioni dall’Ilva per “ammorbidire” una perizia risalente a due anni fa.
Tutta la produzione dell’Ilva degli ultimi quattro mesi stoccata nell’ex yard Belleli e nei parchi della zona portuale di Taranto è sottoposta a sequestro preventivo.
Secondo la procura la merce sequestrata non può essere commercializzata perché prodotta quando lo stabilimento era sotto sequestro e privo di facoltà d’uso e quindi violerebbe il secondo comma della legge 321 collegato al 240 del codice penale.