Al momento le autorità siriane controllano le armi chimiche a disposizione del paese. Tuttavia con il ritiro del presidente Assad la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare: è l’opinione del capo dell’amministrazione politico-militare del Ministero della Difesa israeliano, Amos Gilad. Gilad ha dipinto la situazione in Siria in questo modo: l’opposizione armata non può vincere Assad e le autorità non possono vincere i guerriglieri, e i territori siriani diventano sempre sempre più impossibili da controllare. In questo Israele vede l’aspetto più pericoloso.
Gli attivisti siriani hanno comunicato che decine di persone sono morte o sono rimaste ferite durante un attacco sferzato dalle truppe governative. Un ordigno è precipitato su un panificio della città di Halfaya (provincia Hama). Su internet sono stati pubblicati due video nei quali, secondo gli attivisti, sono state riprese le conseguenze dell’attacco. Si vedono corpi umani e pezzi di cadaveri per strada, vicino al piccolo edificio colpito. Gli abitanti stanno soccorrendo i feriti. Il video è la conferma di quanto dichiarato dagli attivisti: che il colpo è stato inflitto proprio quando i cittadini stavano in fila per il pane. Inoltre alcuni mass media arabi e anche gli oppositori siriani hanno denunciato l’uso di armi chimiche su uno dei sobborghi di Homs, dove sono stati gettati dall’aria due contenitori con sostanze tossiche, in seguito all’asfissia sono morte 6 persone (secondo altri dati 7). Molti abitanti si sono rivolti ai medici con lamenti di nausea, perdita di sensi e problemi respiratori. Alcune persone sono in condizioni gravi. Su Internet è apparso un filmato i cui autori affermano che hanno registrato il processo di rianimazione di un intossicato.
Le autorità kuwaitiane hanno manifestato l’intenzione di ospitare una conferenza internazionale sulla crisi umanitaria in Siria, sollecitata precedentemente dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. L’Onu stima che circa 2,5 milioni di persone in Siria abbia bisogno di assistenza umanitaria. Oltre mezzo milione di siriani è stato costretto a lasciare le proprie case e a fuggire in altri Paesi.
La mattina del 25 dicembre i ribelli siriani hanno preso d’assalto la cittadella medievale che si trova nel centro della città Harem, al confine con la Turchia nella provincia di Idlib. L’assedio alla cittadella, ultima roccaforte delle forze governative della città, è durato diverse settimane. Le forze armate di Assad hanno ripetutamente combattuto e resistito contro i tentativi di prendere la cittadella, ma nell’assalto finale si sono dovute arrendere. Non ci sono notizie sul numero dei caduti di entrambi gli schieramenti. La fortezza di Harem fu costruita dai Bizantini nella seconda metà del X secolo d.C. Nel corso dei secoli è passata di mano in mano diverse volte, diventando teatro di sanguinosi scontri e combattimenti.
Rappresentanti dell’opposizione siriana hanno annunciato che il comandante della polizia militare, il general maggiore Abdulaziz al-Shalal, è passato tra le fila dell’opposizione. Lo scrive il giornale Asharq Al-Awsat. Non sono ancora giunte conferme ufficiali su questa notizia. Se il fatto corrispondesse alla realtà, il generale Abdulaziz al-Shalal diventerebbe il più alto ufficiale dell’esercito siriano ad essersi schierato con l’opposizione dall’inizio del conflitto, iniziato due anni fa.
Il ministro degli Affari Strategici israeliano Moshe Ya’alon ha dichiarato che il suo Paese non ha le prove e i dati dell’utilizzo di armi chimiche in Siria. “Abbiamo ascoltato le denunce dell’opposizione siriana più di una volta. Fino ad ora non abbiamo alcuna prova sull’utilizzo di tali armi,” – ha detto Ya’alon, aggiungendo che l’opposizione è chiaramente desiderosa di un intervento militare straniero nel Paese. Secondo le sue parole, in ogni caso Israele seguirà molto da vicino gli sviluppi in Siria.
Ahmad Al Nuaim, il procuratore generale di Aleppo, provincia nel nord-est della Siria, si è schierato con l’opposizione, riferisce Al Arabiya. In un filmato Ahmad Al Nuaim ha dichiarato di aver tradito il regime in segno di protesta contro i crimini commessi contro il popolo siriano. Come riportato mercoledì, anche il capo della polizia militare, il generale Abdel Aziz Shalyal, era passato tra le fila dell’opposizione.
Il presidente siriano Bashar Assad sta cercando in tutti i modi di ottenere asilo politico in Venezuela per sè stesso e tutti i suoi familiari, riferisce Al Jazeera, citando i media turchi. I media si basano su quanto detto da una fonte all’ambasciata della Turchia a Caracas. I diplomatici hanno confermato la richiesta di asilo di Assad al ministero degli Esteri del Venezuela. La stessa fonte ha aggiunto che il governo venezuelano conferma l’esattezza di queste informazioni, scrive Islam News. Inoltre anche le autorità ecuadoriane sono disposte a prendere in considerazione la concessione di asilo qualora Assad lo richiedesse. Il presidente Rafael Correa ha espresso la volontà di far valere “con rispetto” i diritti civili del presidente siriano.
Al ministero degli Esteri russo è arrivata la delegazione del governo siriano per avere dei colloqui sulla soluzione della crisi siriana con il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov. La delegazione siriana è guidata dal vice ministro degli Esteri Fayssal Al-Mikdad. Secondo alcune fonti, presumibilmente verrà discussa la nuova proposta per risolvere la crisi siriana preparata dall’inviato speciale dalle Nazioni Unite e della Lega Araba per la Siria Lakhdar Brahimi. La proposta si fonda sugli accordi di Ginevra in base ai quali deve essere istituito un governo di transizione aperto all’opposizione che deve traghettare il Paese verso nuove elezioni. L’altro giorno Brahimi aveva incontrato a Damasco il presidente siriano Bashar Assad. L’arrivo a Mosca di Brahimi è previsto il 29 dicembre.
L’ex capo della polizia militare siriana schieratosi tra le fila dell’opposizione, il generale Abdel Aziz Shalyal, si trova in Turchia, secondo le agenzie di stampa locali. L’ex capo della polizia militare aveva confermato in precedenza di aver disertato ed essere passato tra i ribelli. Ha spiegato di aver preso questa decisione in quanto l’esercito siriano si è macchiato della morte di civili e non fa nulla per proteggerli. Nelle ultime ventiquattro ore 1.000 profughi siriani sono giunti in Turchia per chiedere asilo politico, ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri turco. Secondo lui, ora in Turchia ci sono circa 148.000 profughi provenienti dalla Siria.
Fonte: http://rus.ruvr.ru/