La Corte Costituzionale spagnola ha ammesso il ricorso presentato dall’opposizione conservatrice del Partido Popular contro la legge di riforma dell’aborto approvata in Parlamento e che dovrebbe entrare in vigore il 5 luglio prossimo: è quanto pubblica il quotidiano spagnolo El Pais.
Camera, Senato e governo avranno ora tre giorni di tempo per presentare le proprie valutazioni, prima che la Corte decida se procedere alla sospensione cautelare del provvedimento.
Il testo della ‘Legge sulla salute sessuale e riproduttiva’ prevede la possibilità di interrompere la gravidanza liberamente fino alla 14esima settimana e, in particolari condizioni, quali rischi per la salute della madre o malformazione del feto, fino alla 22esima settimana. In quest’ultimo caso il provvedimento è di fatto piú restrittivo rispetto a quello in vigore, che vincola la decisione al parere un medico specialista: servirà infatti il parere positivo di due medici. La legge permette anche alle minorenni di abortire senza il consenso dei genitori, con l’obbligo peró di informarli a meno che non vi sia il rischio di conflitto familiare e quindi di violenza domestica.
Inoltre, sarà possibile interrompere la gravidanza anche oltre le 22 settimane se dovessero essere rivelate anomalie del feto quali malattie estremamente gravi o incurabili, dietro parere favorevole di una commissione di specialisti, anche qui con vincoli piú rigidi rispetto a quanto accade attualmente.
Attualmente l’aborto – considerato un reato – è autorizzato solo in caso di violenza sessuale entro le 12 settimane, di malformazione del feto entro le 22 settimane o in caso di grave rischio per la salute psichica o fisica della madre, senza alcun limite di tempo: le statistiche mostrano che la grande maggioranza delle interruzioni di gravidanza viene appunto praticata per “rischi psicologici”, in alcuni casi oltre il sesto mese.
La principale diversità della nuova legge non è tanto negli aspetti temporali, quanto concettuali. L’aborto passa a far parte della legge quadro sulla Salute sessuale e riproduttiva e dunque diventa un diritto giuridico della donna, che lo Stato è obbligato a rispettare nei limiti imposti dalla legge, e non piú una concessione tutelata da terzi – giudici e medici in primo luogo. Va notato che viene inoltre eliminata la pena detentiva prevista attualmente per chi si sottopone ad un’interruzione di gravidanza fuori dai vincoli stabiliti dalla legge.
fonte aduc