Il 30 gennaio un tribunale olandese dell’Aia ha condannato la Shell per l’inquinamento del delta del fiume Niger, in Nigeria. Ma ha anche sentenziato che la casa madre non ha l’obbligo di impedire alle sue affiliate “di fare danni a terzi” – ossia, non è responsabile del danno. Ma l’impresa è stata condannata a pagare i danni ai contadini e ai pescatori che vivono ai bordi delle foreste costiere del paese africano, fortemente inquinate dagli sversi della Shell.
Il Tribunale distrettuale dell’Aia ha stabilito che Shell debba pagare danni non precisati a un agricoltore, respingendo però quattro altri ricorsi presentate contro la società. La vicenda viene considerata dagli ambientalisti un caso pilota per rendere le multinazionali responsabii per i presunti reati commessi dalle controllate straniere. Quattro nigeriani, assieme a ‘Friends of the Earth’, hanno fatto causa nel 2008 in Olanda, sede mondiale di Shell, chiedendo danni per mancati guadagni a causa della contaminazione del terreno e delle vie d’acqua nella zona del Delta del Niger. Il Tribunale ha accolto alle tesi di Shell – che si è detta soddisfatta della sentenza – secondo cui la perdita è stata causata dal sabotaggio e non dalla mancata manutenzione degli impianti, come sostengono invece gli abitanti locali. Popolazione di pescatori e agricoltori, i nigeriani sostengono di non poter più sfamare le famiglie perché le zone sono state inquinate dal petrolio degli oleodotti e degli impianto Shell e dicono che l’inquinamento è frutto di perdite di greggio avvenute nel 2004, 2005 e 2007.
“È chiaramente positivo che uno dei ricorrenti sia riuscito ad aggirare tutti gli ostacoli per avvicinarsi a qualcosa che somiglia alla giustizia. Il tribunale ha stabilito che la Shell aveva l’obbligo di diligenza nel prevenire le manomissioni dei suoi oleodotti” – ha dichiarato Audrey Gaughran, di Amnesty International – Tuttavia il fatto che il tribunale abbia respinto gli altri ricorsi evidenzia gli enormi ostacoli che la popolazione del delta del Niger incontra nell’accesso alla giustizia quando le loro vite sono state distrutte dall’inquinamento”.
Fonte: http://www.salvaleforeste.it…