E’ morta a 74 anni Mercedes Sosa, una delle voce più belle dell’Argentina, e simbolo della lotta contro la dittatura, in difesa dei diritti civili.
Ho conosciuto la musica di Mercedes pochi anni fa tra le pareti del “Bellavista”, che è il ristorante dei miei “amici e fratelli” Franco e Laila, ma in realtà per me è un luogo dove spesso capitano, “casualmente ma non troppo”, delle persone molto particolari… musicisti, artisti, scrittori, liberi pensatori, maghi, giganti e altre creature… insomma tanti “farabutti”…
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, dove è più forte l’esigenza di lottare per la libertà, sembra quasi che Mercedes, con il suo andare via da questa vita, ci voglia dedicare un ultimo e grandissimo canto… un canto che si diffonde e narra la sua passione e amore per la libertà… quel canto è la storia della sua vita.
Quando in Argentina la dittatura militare si instaurò, la musica di Mercedes iniziò ad infastidire il regime così la cantante subì prima la censura, poi durante un concerto a La Plata nel 1979 fu arrestata ed imprigionata. Costretta all’esilio, nel periodo della lontananza dalla sua amata patria, scrisse molti brani che aveno per tema la speranza del cambiamento, la pace, la democrazia e la libertà per l’Argentina.
Torna nella sua terra il 18 febbraio 1982, il regime è caduto e lei può esibirsi liberamente. Nei suoi concerti di quel periodo, inizia sempre con la canzone “Todavia cantamo”, un inno alla resistenza e alla speranza.
Nel 1984 si esibisce allo stadio Velez Sarfield di Buenos Aires, nel concerto “Corazon americano” insieme a Milton Nascimento e Lèon Gieco. E’ un evento storico e il brano “Solo le pido a Dios”, diventa l’inno delle nuove generazioni alla libertà conquistata.
La camera ardente per rendere omaggio a Mercedes sarà il “Salone dei Passi perduti” al Congresso argentino.
Addio Mercedes e grazie…