Il dipartimento di Giustizia americano ha aperto un procedimento legale contro lo Stato dell’Arizona, dal momento che la nuova e controversa legge sull’immigrazione firmata dal governatore Jan Brewer lo scorso aprile si occuperebbe di un settore di competenza federale.
Secondo il dipartimento di Giustizia infatti le leggi sull’immigrazione sono di competenza esclusiva dello Stato federale.
La causa è stata presentata oggi alla corte distrettuale di Phoenix, Arizona, e farà appello alla dottrina legale della “preemption”, ovvero il diritto di prelazione della Costituzione sulle leggi statali, secondo cui le leggi federali sono superiori alle leggi statali.
La dottrina della preemtpion è stata instituita con una decisione della Corte Suprema, e secondo gli esperti potrebbe essere uno strumento abbastanza forte da persuadere i giudici a dichiarare la legge incostituzionale.
La legge sull’immigrazione dell’Arizona, che permette alle forze dell’ordine di interrogare chiunque nel caso di “ragionevole sospetto” e di arrestare coloro non in possesso dei documenti, aveva incontrato forte opposizione in tutti gli Stati Uniti e aveva ricevuto la dura condanna del presidente Barack Obama.
STATI MESSICANI BOICOTTANO CONFERENZA SU IMMIGRAZIONE IN ARIZONA – Dopo il ricorso dell’amministrazione Obama contro la legge sull’immigrazione dell’Arizona definita inconstituzionale, ora si apre un fronte internazionale della lotta alle misure draconiane contro gli immigrati illegali varate dallo stato guidato dalla repubblicana Jan Brewer. I governatori di sei stati messicani hanno infatti deciso di boicottare la 28esima edizione della conferenza annuale a cui partecipano gli stati dei due paesi che si affacciano sul lunghissimo confine tra Stati Uniti e Messico, dal momento che quest’anno la presidenza di turno e’ proprio dell’Arizona.
Ma di fronte alla comunicazione dei colleghi messicani, che nelle scorse settimane hanno scritto alla governatrice che non avrebbero partecipato alla riunione prevista per il prossimo settembre a Phoenix per protestare contro la legge che lede i diritti di tanti cittadini messicani, la pugnace Brewer non si e’ persa d’animo e ha cancellato del tutto l’appuntamento.
La mossa della Brewer ha, naturalmente, fatto scattare la reazione degli altri governatori degli stati americani di confine, a cominciare da Bill Richardson, democratico che guida il New Mexico: “la governatrice Brewer non ha l’autorita’ di annullare la Border governors conference – ha detto il portavoce dell’ex ambasciatore all’Onu – puo’ non volerla ospitare per motivi politici, ma questa non e’ una ragione per mettere da parte le importanti questioni che i governatori devono affrontare. Il governatore Richardson trovera’ un altra sede per svolgere la conferenza, con o senza l’Arizona”.
E Richardson, unico governatore ispanico degli Stati Uniti che da mesi conduce una vera e propria battaglia contro la legge dell’Arizona, ha ottenuto l’importante sostegno di Arnold Schwrzenegger, governatore repubblicano uscente della California, che l’anno scorso ha ospitato la conferenza e che e’ solito prendere posizioni, su questioni ambientali e sociali, contrarie a quelle del suo partito.
Secondo quanto riporta oggi il New York Times la Brewer ha annullato la conferenza con una lettera inviata lo scorso 30 giugno: “”Sono dispiaciuta per la vostra decisione – aveva scritto ai colleghi messicani – credo che la riunione dei governatori in Arizona sarebbe potuta essere una grande piattaforma per lanciare un dialogo sulla legge e su altre problematiche di grande rilevanza per la regione”. I governatori messicani avevano scritto che non intendevano mettere piede nello stato dove e’ stata approvata una legge, che entrera’ in vigore alla fine del mese, che “e’ basata su una pregiudiziale etnica e culturale che e’ contraria ai diritti fondamentali”.
La legge firmata ad aprile dalla Brewer, dopo che la stessa Casa Bianca aveva espresso dubbi sulla misura, autorizza la polizia a fermare ed effettuare controlli sulla base del semplice sospetto che il fermato sia un clandestino, cosa che non avviene negli Stati Uniti dove oltre 11 milioni di immigrati senza documenti conducono vite regolari da anni, come ha detto lo stesso presidente Obama nei giorni scorsi presentando un progetto di riforma della legge sull’immigrazione che preveda anche un percorso di regolarizzazione per questi ‘clandestini’.
fonte aduc