Quando si ascoltano alcune storie, è come ascoltare il suono di uno specchio che cade a terra. Alcuni, forse un pò superficialmente, si fanno confondere dal rumore dell’impatto dello specchio con il pavimento… Penso che molta critica veda Dan Fante come “un rumore” per via del suo passato, di ciò che ha vissuto e della sua scritura senza “fronzoli”. In pochi si sono fermati ad ascoltare “la melodia” che si cela dietro ai piccolissimi frammenti di quello specchio che ruzzolano sul pavimento… Frammenti che per un orecchio più attento rappresentano una “sinfonia” caotica, meravigliosamente frammentata, assolutamente a “pezzi”, di un’esistenza che non può ricalcare schemi prefissati da una società, che troppe volte riconosce tardivamente il talento e troppo spesso lo riconosce solo quando l’artista si è distrutto in tutti i modi possibili o è morto. Allora ecco che nel caso di Dan Fante la solita critica idiota e senza anima, lo accosta a Bukowki senza voler andare veramente a fondo e cercar di capire. È indiscutibilmente più facile accostare un artista ad un altro, che comprenderlo e con passione provare ad amarlo o odiarlo sinceramente e quindi riuscire a navigare gli abissi che lo popolano.
La serata al Bellavista è stata molto bella, peccato per alcuni attori che hanno letto in italiano le poesia di Dan Fante… Il mio amico Stefano ha liquidato la lettura di questa attori con una battuta: “da riascoltare sotto effetto di Guttalax…” ed era veramente “stitica” la lettura delle poesie, così “stitica” da risultare senza colore e fredda. Peccato perché tutta la “potenza” della lirica dei versi di Dan Fante si è perduta un pò. Per fortuna che tra il gruppo di attori c’era Domenico Galasso, che ha saputo regalare un’interpretazione intensissima, di grande caratura e veramente da brivido. Perfetto ed emozionantissimo il commento musicale dei maestri Marco Di Blasio e Jorge Ro, che non ha lasciato indifferente neanche Dan. Vedere ed ascoltare leggere Dan le sue poesie in lingua originale è stata una sensazione particolare… Mi sono sentito gettato a terra e allora, tra la polvere, ho sentito tutta la disperazione di un uomo che ha vissuto la strada nella stessa misura nella quale la strada ha vissuto quell’uomo.
A fine articolo vorrei dedicare un pensiero a Laila e Franco del Bellavista, due persone che nel loro piccolo stanno regalando a tanti artisti quella meravigliosa sensazione di sentirsi “a casa” e protetti, anche quando si “scoprono” le proprie fragilità.