La Camera dei deputati ha approvato ieri mattina la legge che ammette i matrimoni omosessuali, ora la norma dovra’ passare all’esame del Senato per quello che si annuncia come un provvedimento storico per tutta l’area latinoamericana. E’ la prima volta che un Parlamento dell’America Latina discute e poi approva una legge sulle nozze gay. Tuttavia in alcuni governi statali all’interno di nazioni federali – come il distretto di Citta’ del Messico – o in Paesi come l’Uruguay, i diritti delle unioni gay erano gia’ stati riconosciuti. Il risultato del voto argentino, dopo una lunghissima discussione parlamentare, e’ stato di 125 voti a favore e di 109 contrari.
Gia’ nei mesi scorsi vi erano stati alcuni tentativi da parte di coppie omosessuali di far passare il principio del riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso tempo ricorrendo ai tribunali civili di singoli Stati, a cominciare da quello di Buenos Aires che aveva dato un primo parere favorevole aprendo cosi’ anche una querelle anche giudiziaria.
Tuttavia da mesi diverse proposte di legge attendevano di essere discusse nel Parlamento argentino, ora e’ arrivata la svolta anche perche’ a votare a favore sono stati esponenti di centrosinistra e di centrodestra una maggioranza trasversale. Fra l’altro, particolarmente secondario, aveva annunciato il suo voto a favore anche Nestor Kirchener, ex presidente e marito dell’attuale presidente, Cristina Kirchner.
Il provvedimento e’ costituito da 43 articoli che modificano in diverse parti il codice di diritto civile e rivedono il concetto di coniuge nel matrimonio, parlando di ‘contraenti’ invece che di uomo e donna. Ora pero’ la legge dovra’ superare lo scoglio del Senato dove i numeri per l’approvazione del provvedimento sono piu’ incerti e riprendera’ in quella sede la battaglia politica e giuridica.
Alla legge si era opposta la Chiesa con una serie di interventi con i quali contestava la validita’ dei matrimoni gay sotto il profilo giuridico; la posizione della Chiesa argentina era stata riportata anche dal giornale del Vaticano, l’Osservatore romano.
fonte aduc