E’ morta Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina e senatore a vita. Si è spenta nella sua abitazione a Roma, aveva 103 anni ed era nata a Torino.
Negli anni cinquanta le sue ricerche la portarono alla scoperta e all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa o NGF, scoperta per la quale è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. La Montalcini è stata la prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Il 1º agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”.È stata socia nazionale dell’Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche e tra i soci fondatori della Fondazione Idis-Città della Scienza.
Levi-Montalcini ha sempre affermato di sentirsi una donna libera. Cresciuta in «un mondo vittoriano, nel quale dominava la figura maschile e la donna aveva poche possibilità», ha dichiarato d’averne «risentito, poiché sapevo che le nostre capacità mentali – uomo e donna – son le stesse: abbiamo uguali possibilità e differente approccio»
Ha rinunciato per scelta a un marito e a una famiglia per dedicarsi interamente alla scienza. Riguardo alla propria esperienza di donna nell’ambito scientifico, ha descritto i rapporti coi collaboratori e studiosi sempre amichevoli e paritari, sostenendo che le donne costituiscono al pari degli uomini un immenso serbatoio di potenzialità, sebbene ancora lontane dal raggiungimento di una piena parità sociale.
Spesso attiva in campagne di interesse politico e sociale, come quelle contro le mine anti-uomo, o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società, nel 1992 istituì in memoria del padre, con la sorella gemella Paola, la Fondazione Rita Levi-Montalcini, rivolta alla formazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio universitarie a giovani studentesse africane (progetto “Un convitto per le ragazze Tuareg”), con l’obiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgessero un ruolo da leader nella vita scientifica e sociale del proprio paese.
Nel 1998 cofondò la sezione italiana di Green Cross International, riconosciuta dalle Nazioni Unite e presieduta da Michail Gorbačëv, di cui è consigliere. Significativo l’impegno nella prevenzione dei conflitti legati allo sfruttamento delle risorse naturali, con particolare riferimento alla protezione e all’accesso alle risorse idriche.
Nel 1998 si schierò a favore della fine del proibizionismo, aderendo all’appello rivolto al Segretario Generale dell’Onu con il quale si auspicava la liberalizzazione della droga ai fini di sottrarre i giovani al mercato illegale. Negli anni successivi, tuttavia, dichiarò che il consumo di droghe leggere può favorire l’accesso a droghe più forti.
Ha fatto da testimonial per due spot televisivi (i cui compensi ha devoluto in beneficenza): nel 2001 per Telecom Italia e nel 2005 per Sky Italia.
Con la vittoria de L’Unione di Romano Prodi alle elezioni politiche del 2006, la scienziata, in qualità di senatrice a vita, accordò la fiducia al governo Prodi II. In quel periodo, a causa della propria ridotta capacità visiva, rifiutò la presidenza del Senato provvisoria che le spettava per anzianità nel periodo d’elezione. In tutti gli scrutini dichiarò d’aver votato Franco Marini. Sostenne il governo Prodi fino alla sua caduta, pur senza partecipare ai lavori delle commissioni parlamentari. Per questo motivo l’ex ministro Francesco Storace la contestò ironizzando sull’età e suggerendo di fornirla di un paio di stampelle; ricevendo risposta con una lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano censurò il giorno successivo l’intervento di Storace, scatenando un acceso dibattito sfociato in una denuncia per offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica (articolo 278 del Codice Penale) a carico di Storace.
Negli stessi giorni la Lega Nord proponeva un emendamento alla legge finanziaria per abolire e spostare alcuni stanziamenti pubblici dalla fondazione EBRI, centro di ricerca sul cervello a Roma voluto dalla scienziata, in collaborazione con la Fondazione S. Lucia e dal CNR, verso la Fondazione di ricerca dell’Ospedale San Raffaele di Milano, fra i cui soci risultava Fininvest, società a capo della famiglia del leader della CdL di cui la Lega stessa faceva parte e che già con la Finanziaria 2005 aveva ricevuto 15 milioni di euro.La senatrice intervenne in aula per spiegare la propria decisione di non partecipare alla votazione sull’emendamento per conflitto di interessi, affermando: «Signor Presidente, io non voterò, ma ringrazio molto quanti si rendono conto dell’attività svolta dall’istituto EBRI per la scienza italiana. Sono veramente molto grata a tutti coloro che si rendono conto di quanto stiamo facendo per la scienza, che mai è stata così utilmente portata avanti. Grazie infinite». L’emendamento della Lega Nord venne in seguito respinto a larghissima maggioranza con 173 voti contrari, 57 astenuti e 75 voti a favore.
Controverso il caso della collaborazione tra la Montalcini e l’azienda farmaceutica italiana Fidia. A partire dal 1975 la scienziata promosse il farmaco Cronassial, prodotto con cervello bovino. Tutti e tre i farmaci a base di ganglioside, dopo alcuni anni risultarono essere in grado di causare una grave sindrome neurologica (sindrome di Guillain-Barré) nonostante le prestigiose pubblicazioni scientifiche al riguardo di due luminari come Carleton Gajdusek e Julius Axelrod anche se finanziati sempre dalla stessa multinazionale. Per questa ragione l’Ufficio di Sanità tedesco non concesse il permesso nel 1983, così come anche altri Paesi lo rifiutarono o lo ritirarono dal mercato. In Italia fu vietata la vendita e diffusione del farmaco solo nel 1993 dal Ministro Raffaele Costa.. Questo episodio ha portato alcuni a dubitare dell’opportunità del Nobel ricevuto dalla scienziata. In seguito dichiara:
« Certo, non nascondo che mi importunava vedere talvolta il mio nome legato a quello della Fidia. Ma pensavo che fosse il prezzo da pagare, non me ne importava niente pur di avere qualche aiuto per la ricerca. Se impediamo all’industria di aiutare il laboratorio, noi moriamo. »
Fonte: Wikipedia