I nostri governi hanno fallito: mentre parlavano di pace e votavano le risoluzioni dell’ONU, loro e le nostre aziende hanno continuato ad appoggiare, commerciare ed investire nel conflitto. Questo è un ciclo infernale di confische dei territori palestinesi, maltrattamenti quotidiani di intere famiglie palestinesi innocenti, razzi sparati da Hamas su Israele e bombardamenti israeliani su Gaza, e l’unico modo per spezzarlo è rendere insostenibili i costi del conflitto.
Sappiamo che può funzionare: il governo israeliano ha tremato quando 17 paesi UE hanno approvato le linee guida per sconsigliare di investire negli insediamenti illegali, e quando i cittadini olandesi sono riusciti a convincere il fondo pensionistico PGGM a ritirarsi, hanno scatenato una tempesta politica.
Forse non sembrerà un metodo diretto per fermare le uccisioni di questi giorni, ma la storia dimostra che far salire il costo dell’oppressione può portare alla pace. Firma la petizione qui a destra, chiediamo a 6 tra le banche, i fondi pensione e le aziende più importanti di ritirare gli investimenti da aziende e progetti che finanziano gli insediamenti illegali e l’occupazione: potrebbero farlo se tutti insieme li metteremo sotto pressione. Sarebbe un duro colpo per l’economia israeliana e potremmo mandare a monte i piani degli estremisti che sfruttano politicamente questo inferno.
Nelle ultime sei settimane tre adolescenti israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania, un ragazzo palestinese è stato bruciato vivo, un giovane statunitense è stato pestato brutalmente dalla polizia israeliana, e a Gaza sono già morti oltre 100 bambini per i bombardamenti aerei israeliani. Altro che “Conflitto in Medio Oriente”, questa ormai è una guerra contro i bambini. E noi stiamo diventando insensibili a questa vergogna.
I media presentano la vicenda come un conflitto irrisolvibile tra due parti uguali, ma non lo è. Gli attacchi degli estremisti palestinesi contro civili innocenti non sono mai giustificati e l’antisemitismo di Hamas è disgustoso. Ma questi estremisti rivendicano legittimazione dal combattere l’oppressione grottesca portata avanti da decenni da Israele. Al momento Israele occupa, colonizza, bombarda e attacca una nazione legalmente libera, riconosciuta dalle Nazioni Unite, e ne controlla l’acqua, il commercio e i confini: ha creato la prigione all’aperto più grande del mondo e poi l’ha isolata. Ora, mentre cadono le bombe, le famiglie non hanno letteralmente alcuna via di fuga.
Sono crimini di guerra che non accetteremmo da nessun’altra parte: perché accettarli in Palestina? Mezzo secolo fa Israele ed i suoi vicini arabi sono entrati in guerra e Israele ha occupato la Cisgiordania e Gaza. Spesso ai conflitti seguono delle occupazioni, ma nessuna occupazione militare dovrebbe diventare una tirannia lunga decenni che incoraggia e avvantaggia solo gli estremisti che usano il terrore per colpire i civili. E chi soffre? La maggior parte delle famiglie da entrambe le parti che vogliono solo libertà e pace.
Per molte persone, in Europa e in Nord America, chiedere alle compagnie di non finanziare o prendere parte all’occupazione israeliana della Palestina sembra una posizione di parte. Ma questa campagna non è anti-Israele: questa è la strategia non-violenta più efficace per fermare questa violenza ciclica, assicurare la sicurezza di Israele e ottenere la libertà per la Palestina. Anche Hamas merita di essere sotto pressione, ma subisce già sanzioni opprimenti ed è posta di fronte a pressioni di ogni tipo. Il potere e la ricchezza di Israele schiacciano la Palestina: se rifiuterà di porre fine all’occupazione illegale, il mondo deve attivarsi per renderne il costo insostenibile.
Il fondo pensione olandese ABP investe in banche israeliane che contribuiscono a finanziare le colonie in Palestina. Colossi bancari come Barclays investono nei fornitori di armi per Israele e in altre attività legate all’occupazione. L’inglese G4S fornisce equipaggiamento per la sicurezza usato dalle forze di difesa israeliane nell’occupazione. La francese Veolia fornisce il trasporto per i coloni israeliani che vivonoo illegalmente sui territori palestinesi. Il gigante dell’informatica Hewlett-Packard costruisce sofisticati sistemi di sorveglianza per controllare i movimenti dei palestinesi. Caterpillar invece vende i bulldozer che sono usati per demolire le case e le fattorie dei palestinesi.
Se riusciamo ad organizzare il più grande appello globale per chiedere a queste società di tirarsi fuori dal business dell’occupazione, dimostreremo che il mondo non vuole più essere complice di questo bagno di sangue. Il popolo palestinese chiede al mondo di sostenere questa soluzione, appoggiata anche dagli israeliani progressisti. Uniamoci a loro.
La nostra comunità lavora per portare la pace, la speranza e il cambiamento in alcuni dei conflitti più difficili al mondo e questo significa assumere spesso posizioni difficili per affrontarne le cause alla radice. Per anni abbiamo cercato una soluzione politica a questo incubo, ma con questo nuovo ciclo di violenza che si sta scatenando a Gaza, è arrivato il momento di usare sanzioni e disinvestimenti per porre fine all’orrore per gli israeliani e i palestinesi.
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